mercoledì 23 dicembre 2009

Caro Gesù Bambino...


Caro Gesù, ti chiederai come mai Ti scrivo a quest'età...ebbene, voglio dirTi di come vanno le cose quaggiù, dove diventa un caso politico se tenere o no il Crocifisso in classe, per poi sentire che nessuno fa più il Presepe per...mancanza di tempo. ...e i bambini non Ti scrivono più letterine, perchè non sanno più cosa chiederTi. Ma come, appendere le palle e le luci all'albero non richiede più tempo? ma poi: ci sono quei bei presepi già confezionati - all inclusive, per usare un termine che oggi fa tanto "in"- e i bambini? si è persa pure quella magìa di farTi deporre nella mangiatoia dall'ultimo nato in famiglia? ma perchè invece di passare tanto tempo nei centri commerciali per acquistare inutili doni, non si passa quel tempo a montare un Presepe?... sai cos'è? è che averTi in casa, in una mangiatoia, piccolo e povero, fa smuovere le coscienze, fa venire i sensi di colpa perchè, mentre tutti sono intenti a sprecare, a mangiare il capitone, il panettone, il pandoro, il torrone...e via veglionando, la Tua statuina fa ricordare a tutti che una parte di tutti quei soldini spesi per ingozzarsi, potevano forse essere impiegati per salvare un altro bimbo che, in un'altra parte del mondo, vicinissimo al Tuo luogo natìo, ha bisogno di una vaccinazione, di acqua, di cure, di pane... perciò non Ti vogliono più nelle case, addobbate ormai come alberi di Natale e...i Bambinelli lasciamoli nelle chiese e i Crocifissi nelle aule delle scuole.
Ciao Gesù, Buon Compleanno. TVB

sabato 14 novembre 2009

Morire di fame



1 persona su 6 nel mondo soffre la fame ogni giorno. Con la recente crisi finanziaria, la povertà è alle stelle, ma i nostri governi non riescono a porre in atto azioni significative.Tra pochi giorni, i leader mondiali si incontreranno a Roma per il Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare per affrontare questa crisi che aumenta...si riuniscono, parlano, decidono i G6,G8,G15, più aumentano le G e meno si fa per sfamare i popoli...che vergogna! dedico questa poesia ai "grandi della Terra", visto che i "piccoli della Terra" continuano a morire di fame e non avrebbero nemmeno la forza di leggerla...

La fame, il primo e l’ultimo istinto dei viventi
Io scendo tra le genti come un’ombra,
io siedo accanto a ciascuno.
Nessuno mi vede, ma tutti
si guardano in faccia,
e sanno ch’io sono lì.
Il mio silenzio è simile al silenzio della marea
che sommerge il campo di gioco dei bimbi,
simile all’inasprirsi del gelo nelle lente ore notturne,
quando gli uccelli al mattino sono morti.
Gli eserciti travolgono, invadono, distruggono,
con tuono di cannoni dalla terra e dall’aria.
Io sono più tremenda degli eserciti.
Io sono più temuta del cannone.
Re e cancellieri danno ordini
Io non dò ordini a nessuno;
ma sono più ascoltata dei re
e più che non i fervidi oratori.
Io disdico parole, disfo azioni.
Le creature ignude mi conoscono.
Io sono il primo e l’ultimo istinto dei viventi…
Sono la fame.
(Laurence Binyon)

Il risveglio di un'alba chiara...invito, tra il serio e il faceto, a visitare il Molise


Alcuni anni fa, con i colleghi della scuola dove ero titolare, programmammo un gemellaggio con una scuola di Alghero. Fu un'esperienza importante per i ragazzi e per noi docenti, soprattutto per l'organizzazione di tale evento. Decisi di scrivere una guida turistica sul Molise da portare in omaggio alla scuola che ci avrebbe ospitati e per realizzarla chiesi la collaborazone dei ragazzi che, entusiasti quanto me, partirono come schegge a far ricerche sul Molise, perchè volevamo fare una guida spiritosa, non noiosa, fruibile soprattutto dai giovani, veloce, smart...così, navigando navigando, tante furono le curiosità, gli aneddoti, i posti belli molisani che riuscimmo a trovare, che venne su proprio una bella guida...Voglio qui inserire la prefazione alla guida, messa insieme spulciando qua e là tra una storiella e una leggenda, senza violare il copyright (segue bibliografia), ma trovo sia un modo simpatico per invitare le persone a conoscere e a visitare il Molise.


" Sei mai stato nel Molise?…
Benvenuto nel Molise! ma come, esiste? Ebbene sì, c’è un buco nero nello stivale. Non è nella suola e nemmeno sul tacco. Sta grosso modo al centro, anche se è controversa l’esatta collocazione, e corrisponde a una regione chiamata Molise.
Il buco-Molise si rattoppa ogni volta che se ne parla, con quest’esclamazione, sempre la stessa, invariabilmente:” Ah, già, l’Abruzzo…”. Ma che c’entra l’Abruzzo? C’entra, c’entra, perchè l’Abruzzo e il Molise hanno vissuto, fino al 1963, come due cuori in un’unica capanna di cui si conosceva solo la metà abruzzese. Del Molise, invece, non si sa e non si sente dire nulla. Né dove si trovi, come ci si arrivi, chi vi abiti.
Questa è la Regione più sconosciuta e misconosciuta d’Italia, per diversi motivi. Il primo è che non succede praticamente nulla di almeno mediamente interessante, da attrarre l’attenzione degli italiani. Le uniche volte che i Tg nazionali ed internazionali si sono occupati del Molise in maniera ininterrotta, indiscreta e invadente, è stato in occasione del terremoto dello scorso anno. Quello sì è stato un vero scoop per tutti gli organi di informazione!!! hanno scavato tra le macerie dell’animo molisano, hanno spiato il dolore delle mamme e dei padri dei nostri angeli, hanno organizzato collette, partite di calcio, manifestazioni di solidarietà e poi…il Molise è ritornato nel dimenticatoio...
C’è stato un momento di notorietà per il Molise, quando un pm di Tangentopoli, tal Antonio Di Pietro, spargendo a destra e a manca avvisi di garanzia con molti intercalari autoctoni, tipo “…ma che c’azzecca?…”, disse una cosa incredibile che suscitò curiosità, stupore e meraviglia, manco a parlare fosse stato un marziano:” Io sono molisano, non abruzzese”.
Che cosa conoscono gli italiani del Molise?

- Campobasso, capoluogo della Regione, che solo il nome fa incorrere in equivoci: c’è chi pensa sia un campeggio in un fosso e chi l’ ha scambiato per il campo base di Messner nella spedizione sull’Everest;
- prodotti genuini, semplici e gustosi, che non oltrepassano la soglia di casa;
- l’ineffabile,profondo, inscrutabile” Homo Aeserniensis" il primo europeo di 750 mila anni fa;
- le tappe più spaccaschiena del Giro d’Italia;
- Cocco Bill, il cowboy a fumetti, circondato da salsicciotti parlanti, disegnato da Jacovitti;
- Piazza Savoia innevata, sempre le stesse immagini di repertorio, mandate dai Tg nazionali,
quando con le prime nevicate il Molise rimane isolato dal resto d’ Italia.

…quando verrai…
Dai molisani sarai conquistato al primo istante, ma non credere che sia semplice introdurti nei misteri di questa terra. Ti aspettano molte prove: il viaggio, il clima, il cibo e il carattere degli abitanti. I quali saranno affettuosi e ospitali, useranno ogni forma di rispetto, ti faranno sentire viceré e scruteranno nel fondo della tua anima. Non per sapere i fatti tuoi, ma perché hai bucato la cortina di silenzio assoluto che avvolge in tenuta stagna la regione e non hai ceduto ai depistaggi che vogliono far credere che in Molise non ci sia nulla di bello da vedere.
E allora i molisani ti adotteranno e tu proverai il desiderio di raccontare le meraviglie selvagge di questa minuscola terra: pietre che testimoniano la storia di un popolo forte e guerriero, milioni di alberi, tantissima acqua, paesini arroccati sulle pendici dei massicci montuosi, simili a presepi, fontane fraterne, castelli turriti, il mare, le dolci colline, la neve, le belle zampogne, i coltelli affilatissimi, le bronzee campane, gli agriturismi e le centinaia di sagre religiose,…
Ecco, noi ti vogliamo presentare con orgoglio la nostra terra, il nostro Molise, attraverso questa guida rapida:essa vuol essere solo una sintesi della storia, dei costumi, degli usi, delle tradizioni, di un popolo che non vuol piangersi addosso, ma che va fiero delle proprie radici sannite nelle quali ritrova la sua identità.

…come siamo…
Dovunque vi troviate, abitiate o lavoriate, potreste essere circondati da molisani. Nessuno sospetta, infatti, che ci sono più molisani sparsi per il mondo che in terra natìa. Potrebbe essere un molisano il vostro vicino di casa, il macellaio, il nonno della compagna di banco di vostro figlio, il direttore di un quotidiano a diffusione nazionale, persino la moglie di un Presidente della Repubblica!
Il vero, autentico molisano è un esperto nell’arte di mimetizzarsi. E’ un camaleontico Zelig che si cela sotto le sembianze del signore toscano, milanese o piemontese con cui avete parlato, ma nel petto gli batte un cuore molisano.
A questo fenomeno c’è, comunque, una spiegazione e risale a parecchi millenni di anni fa quando, l’umiliazione subita dagli antichi romani con le forche Caudine nella terra del Sannio – siete al corrente dello storico “fattaccio”? -, l’attuale Molise, fece scattare negli imperatori non solo il desiderio di radere al suolo le terre sannite, ma da Roma inviarono la consegna tassativa: ”Voi esistete, ma nessuno deve saperlo”. Dopo le forche Caudine, due molisani su tre se ne andarono, non proprio per scopi turistici, presero ‘e bastimiente pe’ terre assaje luntane, senza mai dare nell’occhio e occultandosi felicemente tra gli abitanti delle nuove terre.
Viaggiare, vagare, errare di qua e di là, si ritrovano alla base del DNA molisano. Un DNA provvisorio.
Tutti i molisani discendono da un unico Padre: il pastore sannita errante.
Fin dai tempi della transumanza - gli spostamenti stagionali delle greggi- il pastore teneva testa alle pecore, le guidava, le accompagnava per pianure, valli e montagne e nei momenti d’ozio suonava la ciaramella.
A questo quadretto bucolico si è forse ispirato San Francesco, di passaggio in alto Molise, nel realizzare il primo presepe.
Con il carattere del pastore errante, i molisani transumanti sono espatriati e altri, invece, sono rimasti di guardia al territorio molisano.
Cosa fanno quei trecentomila e qualcosa, rimasti in Molise?…
Come i loro progenitori sanniti, credono unicamente nel clan familiare, nelle forze della natura e nella provvidenza. Da questa formidabile terna discendono tutte le virtù e tutti i vizi del popolo molisano: che è il più fiero, il più orgoglioso, ma anche quello più rinunciatario e attaccato alle tradizioni.

Se cercate un centro di gravità permanente, che non vi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente - come cantava Battiato -, ebbene, lo avete trovato.

E allora, visitatelo questo piccolo e dimenticato Molise e, siamo sicuri, che non lo dimenticherete più!!!
"


N.B: alla prefazione segue poi la guida turistica, ricca di storia e immagini significative.


BIBLIOGRAFIA:


CONOSCERE IL MOLISE RENATO lALLI EDIZIONI ENNE


VIAGGIO IN ITALIA GUIDO PIOVENE MONDADORI


ITALIA DEI SANNITI SOVRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI ROMA ELECTA


ALMANACCO DEL MOLISE ENZO NOCERA EDIZIONI ENNE


MOLISANI IVANA MULATERO SONDA


MOLISE...DOVE CORRADO CARANO EDIZIONI ENNE


TRADIZIONI E FESTE POPOLARI AUTORI VARI MONDADORI

venerdì 17 luglio 2009

Alessandro e la sua missione di pace.


Tanti anni fa, i giovani che sceglievano di arruolarsi nelle forze armate, la maggior parte meridionali, venivano apostrofati con il termine “carne da macello”, perché la loro scelta era dettata dalla fame, dalla necessità di trovare un “posto sicuro” , ma non era confortata dalla preparazione, dalla tecnologia, da capacità e mentalità strategiche, indispensabili per affrontare una scelta così impegnativa. Si arruolavano e basta, con semplicità, senza nemmeno credere in quella loro scelta. Quanti di loro sono morti per inesperienza, paura, incapacità di prendere una decisione che avrebbe potuto salvargli la vita? oppure: quanti di loro hanno ucciso altre persone per gli stessi motivi di cui sopra?
Oggi, a distanza di anni, i giovani che si arruolano sono tutti volontari, scelgono la vita militare , sapendo i rischi che corrono, ma, di contro a quelli del passato, sono confortati da una preparazione eccellente, impiegano mezzi e strumenti altamente sofisticati, hanno capacità strategiche e decisionali che li portano lontano dalle loro case, dagli affetti, dalle città e dai paesi dove hanno trascorso la loro infanzia e giovinezza. Iraq, Afghanistan, Balcani…vanno fiduciosi, convinti di portare la pace in quei paesi martoriati dalle guerre, dalla fame, dalla miseria più nera…
Ma Alessandro di Lisio, ragazzo molisano “carne da cannone meridionale” (nuovo termine, adeguato, giustamente, ai tempi cambiati) non ce l’ha fatta: è caduto nella guerra coloniale in Afghanistan per sostenere l’economia del Nord. Eppure lui credeva in ciò che faceva: era davvero convinto di essere in “missione di pace”
«La guerra è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farla»
sono le sue ultime parole scritte su facebook la sera prima di morire: evidentemente, Alessandro aveva capito, dopo solo tre mesi di permanenza in Afghanistan, che la sua non era una missione di pace, ma di guerra!!!
Perchè in guerra le “missioni di pace” non esistono e non sono mai esistite.
In Afghanistan c’è una guerra in corso, iniziata all’indomani dell’11 Settembre, e subito rivelatasi un errore, sia che si volesse credere alla favola dell’importazione della “democrazia”, sia che si volesse tentare di mettere le mani sulla regione per ragioni economiche o strategiche.
E la guerra è guerra, è crudele, e, magari, sarebbe il caso, per rispetto della dignità umana, smettere di considerare la morte di cinquanta talebani una “brillante operazione militare” e un militare in "missione di pace" ucciso un “martire vittima di un vile agguato”.
Sono tutti esseri umani, sono persone che credono, combattendo, di conquistare la pace, la libertà e/o il dominio su un territorio.
Chi sceglie la carriera militare compie una scelta consapevole, una scelta che non ha niente a che fare con la pace, una scelta di guerra. E la guerra, da sempre, è fatta di morti, di lutti, di sangue.
Tutto questo Alessandro forse non lo sapeva, convinto, forse dai racconti dei nonni, che la Repubblica Italiana è nata da una guerra. La guerra di Liberazione
Forse Alessandro credeva in un esercito al servizio dei popoli, come era l’esercito partigiano.
Ma non è stato così: Alessandro ha dovuto fare i conti con un esercito che spende decine di milioni di euro per comprare mezzi ultrasicuri che comunque hanno fatto saltare in aria la sua vita e i suoi sogni di 25enne innamorato della pace; o per cacciabombardieri che servano a bombardare il popolo afghano, non con un esercito al servizio dei popoli e che chiamano “le forze di pace”..
Alessandro nella sua missione in Afghanistan ha combattuto una guerra che non è la nostra guerra, ha ascoltato e creduto alle favole sulla democrazia, sulla civiltà, sulle missioni di pace… Ma la storia ci ha insegnato (e Alessandro era ancora troppo giovane per capirlo), che quando i popoli vengono sottomessi e sfruttati scelgono di ribellarsi, e sono pronti a qualunque cosa per conquistare la propria libertà.
Quella che Alessandro ha combattuto e che stanno combattendo i nostri militari in Afghanistan, in Iraq, nei Balcani… è la guerra dell’imperialismo, del neocolonialismo, dell’economia globalizzata dei paesi del G8 e della loro “cultura”. La guerra per la libertà, per la democrazia, per i diritti, per l’uguaglianza può combatterla solo il popolo afghano, iraqueno, balcanico…
Ora Alessandro non c’è più: i riflettori si sono spenti, fiumi di magniloquenti parole sono stati versati da questo e da quel ministro, la sua città ha perso un figlio, mentre io, davanti alla sua bara nella camera ardente, ho sentito forte il desiderio di non buttare nel dimenticatoio questa storia, e mi sono chiesta se forse si poteva evitare di mandare a morire un nostro ragazzo di appena 25 anni nel nome di un’ipocrita civiltà fatta di veline e coca cola, che niente ha a che vedere con i bisogni del popolo afghano.
Forse, mi sono detta, sarebbe meglio per tutti avere dei militari che difendano il popolo italiano, i valori della Costituzione e la pace al posto di essere spediti in giro per il mondo “per ammazzar la gente più o meno come loro” e “per andare a morire per non importa chi”.
Come dicevano i greci, in tempi di pace i figli seppelliscono i padri, ma solo in guerra sono i padri a seppellire i figli.
Ciao, Alessandro.

venerdì 5 giugno 2009

C'era una volta...



C'era una volta.- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.-
No, ragazzi, avete sbagliato.
C'era una volta un…nano... non era un nano qualsiasi, ma un nano di lusso, di quelli che si mettono nei grandi parchi, nelle ville certose della Sardegna, con l’anfiteatro di cactus, migliaia di hibiscus, il lago delle palme, l’orto della salute. ..
Ora, al Nostro nano si potevano riconoscere tante qualità, doti, magari vezzi, vizi e vizietti, difetti e qui mi fermo… ma una caratteristica inscindibile della sua fisionomia erano le sue orecchie gigantesche, enormi, oserei dire plutoniche per dimensioni ( da Pluto di Topolino o Dumbo se preferite).
Ditemi, avete mai visto una statua del Buddha? nell’iconografia orientale ha orecchie molto grandi, in tutte le statue, perche? perchè nella fisiognomica orientale le orecchie grandi denotano forza, carattere, decisione, sono insomma un elemento importante di una persona importante, di un leader.. e il Nostro nano, fin da quando era un nano piccolo, sognava quell’infallibilità orientale, affermando, diventato nano grande, di essere “unto”, un eletto. come il Buddha, quindi. E le sue orecchie erano lì a dimostrare la sua infallibilità e la sua facilità alle menzogne…sì, perché il nano era un gran bugiardo, tanto che ad ogni bugia quelle sue orecchie aumentavano a dismisura…crescevano, crescevano
Non so come andasse, (cioè, lo so, ma è meglio non raccontare la sua scalata, che da nano lo fece diventare un gigante) ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di nano capitò nel Palazzo di Montecitorio…. o com’è? vi chiederete…è… è che circondato da una pletora di veline, troniste, attricette, ragazze immagine, avvocati e consiglieri masnadieri, giornalisti e direttori di giornali fede…lissimi, tutti preoccupati solo a nascondere abilmente in ogni primo piano delle sue tv, quelle orecchie pachidermiche. Si ritrovò, così, a governare un Paese sano che, messo nelle sue mani, è diventato «la metà di niente», il Paese dei Balocchi, appunto. Subito delineò la linea del suo governo: la politica delle tre I : Inquisito, Indagato, Impunito e attorno a questi perni gravitò tutta la sua azione legislativa... Passò così un anno e al Nostro nano , tra leggi ad personam, monnezza partenopea, show tra i terremotati, fanulloni, carabinieri panzoni, grembiulini a scuola, sembrava essere proprio nel Paese dei Balocchi e degli…allocchi, perché le sue quotazioni salivano, il popolo esultava…si concedeva di tanto in tanto un po’ di svago, qualche velina qua e là, qualche festa di compleanno di diciottenni in carriera e la colonna sonora era sempre quella del suo fede…lissimo stornellatore napoletano.
Ma si sa, i nani che diventano giganti hanno i piedi di argilla e il Nostro nano non aveva fatto i conti con la terribile, intelligente vendicativa Fata Turchina. Si era arrabbiata la Fata! già qualche tempo prima gli aveva scritto una lettera in cui lo richiamava ad una vita più morigerata, ma lui, il nano, seppe farsi perdonare con effetti speciali: si presentò travestito da sceicco arabo in occasione del 50° anno della Fata, regalandole un gioiello, naturalmente di un valore stratosferico… ma sì, lui era il nano più potente del Paese dei Balocchi, sapeva cosa fare per farsi perdonare! Ma la Fata a un certo punto non ce la fece più: stanca di tanta “amoralità”, scriveva di nuovo al nano e, con la sua lettera tutto il Paese dei Balocchi ammutoliva…quando parlava di "figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica" e si meravigliava, la sconcertava"che tutto quel ciarpame politico non faccia scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore"…
Il nano per la prima volta si trovava in difficoltà, perché per la prima volta qualcuno, una donna, poi, con la competenza e la responsabilità per farlo, gli diceva chiaro chi era, cosa faceva, come si comportava, come stava usando le sue risorse, il suo potere, il suo tempo. Addirittura lo accusava di essere un pericolo per la famiglia. E benché parlasse di una sola famiglia, voleva far capire bene ai cittadini del Paese dei Balocchi, di quali «valori» il nostro nano era portatore, mentre si mostrava - per compiacere i vescovi - difensore coraggioso e instancabile di tutte le famiglie.
Gli abitanti tutti del Paese dei Balocchi erano attoniti: per la prima volta cominciarono a pensare di essere, forse, dei burattini, delle marionette in mano a Mangiafuoco: ciò che la Fata Turchina aveva detto del nano non l’aveva mai detto nessuno. Tutti, dall’alto al basso della vita del Paese dei Balocchi, come lui intendeva il paese che governava, avevano fatto finta che il nano fosse vero, che le cose da lui annunciate fossero accadute, che il suo prestigio (e non la barzelletta che cammina) attraversasse il mondo, che l’Italia, ignorata e declassata in tutte le possibili valutazioni internazionali, fosse sul punto di scalare i vertici del pianeta, che le benevole pacche sulle spalle dei vari presidenti europei e americani ( e le corna nelle foto) avessero a che fare con la politica…
Solo in pochi sapevano che l’antinanismo di coloro che da sempre non si sentivano burattini manovrabili dal burattinaio nano, non era l’ossessione per una persona, ma la lotta contro un prepotente e dilagante modello di vita centrato sul culto ossessivo di una sola persona, in grado, a causa della sua ricchezza, di nutrire a volontà quel culto.
Ora, siccome la Fata Turchina aveva reso pubblico quel suo scritto, da quel momento quel suo gesto riguardava tutti gli abitanti del Paese dei Balocchi.
Pure il Grillo Parlante (leggi Benigni) si sentiva offeso e rivendicava le scuse del Nano, asserendo: "La Fata Turchina non è sola. Siamo almeno 50 milioni di cittadini a dover pretendere le scuse da papi nano".
Il Nostro, il nano poteva solo rispondere come rispose: con niente, con le bugie, mentre riprendeva la sua normale attività di prevaricazione costante sulle sue Tv e sulle sue testate giornalistiche a chi gli dava torto (criminali le leggi, omicide le testate, da mettere fuori gioco le persone). Ma ormai esisteva almeno un criterio di giudizio, un "modello Nano" fornito da una persona che lo conosceva bene e lo aveva valutato da vicino, con pazienza e con cura: la Fata Turchina, che aveva ritenuto, certo non a caso, di condividere con tanti abitanti del Paese dei Balocchi a cui veniva detto di lasciar perdere, la sua persuasione che il "problema Nano" c’era, eccome. Lui, il Nano, questa volta era costretto a presentare le sue scuse, sia pure a vuoto, sia pure vistosamente inutili.
Altro che decisione, forza, carattere, con quelle orecchie che aumentavano di volume sempre di più!
Quelle qualità cominciavano a non essere più sinonimo di “buono”, né tantomeno di “cattivo”, bensì venivano usate per il “bene” o per il “male”: naturalmente i fede…lissimi del nano le consideravano il “bene”, i suoi oppositori come il “male” e pensavano “ Beato quel Paese che - per dire e sapere la verità - non ha bisogno di Fate Turchine umiliate e offese”.
Ma nel silenzio di buona parte delle più autorevoli voci del Paese dei Balocchi, non restava altro che dire grazie alla Fata Turchina e al suo girotondo.
Finirà nella bocca della balena il nano? Questo ancora non è da sapere, ma una cosa è certa: gli abitanti del Paese dei Balocchi, non i fede…lissimi (che, cmq, continuano ad essere tanti), bensì i suoi oppositori, avevano una sola, seria preoccupazione: quelle orecchie plutoniche sono anche indice di grande vitalità e di lunga, lunghissima vita, per cui, già erano rassegnati a vivere un altro ventennio…

N.B.:ogni riferimento a fatti, persone, situazioni è puramente casuale.

domenica 10 maggio 2009

ho letto un libro che...




L’Islam ci è sconosciuto o quasi, o ci è conosciuto per discutibili approssimazioni

Ho avuto la fortuna di conoscere Giuseppe Berardi nel novembre del 2008, quando è venuto a scuola per chiedere al Dirigente l'aiuto di qualche insegnante per districarsi in quella ragnatela complicata che è Internet, per una pubblicazione che stava realizzando sul mondo islamico. Il Dirigente gli ha fatto il mio nome ed io, in verità, un pò mi sono sentita onorata di poter collaborare, e dall'altra parte, però, mi sono sentita subito "incapace" e non adatta a questo tipo di collaborazione. Ma, si sa, quando poi le cose ti piacciono è come se dentro ti si accendesse una fiaccola, che ti spinge ad informarti, documentarti, aggiornarti su quanto ti viene gentilmente richiesto. Siamo entrati subito in "empatia", io e Giuseppe Berardi e, anche se la mia collaborazione è stata finora minima, sono contenta di poter scrivere di lui e del suo libro che si intitola:
" Ti racconto l'Islam "
Ma chi è Giuseppe Berardi?
E' un medico internista che non si limita ad esercitare la sua professione solo per gli assistiti "paganti"...no, è uno di quei medici "senza frontiere", come si dice oggi per essere "in", ma che esercita la sua solidarietà lontano dai riflettori, non frequenta i salotti televisivi di “illuminati conduttori”: lui compie il suo lavoro con convinzione e questa sua passione è la motivazione che lo spinge ad iniziative di solidarietà in "aree critiche", dove porta le sue conoscenze professionali: Iraq, Malawi, India, Mongolia, Iran, Egitto e Mozambico.
Il suo spirito nomade lo spinge a viaggiare nei luoghi più remoti del pianeta, arricchendo il suo cammino con eventi e significati che "lo colorano mentre lo si percorre".
E la sua pubblicazione è nata proprio dal contatto con popoli diversi e culture orientali, col desiderio di far conoscere, comprendere, accogliere, integrare nel mondo occidentale, quella cultura islamica la quale, dopo i tragici fatti dell'11 settembre ha fatto nascere dubbi, false credenze, timori. marcando ancor di più, se possibile, il confine tra Oriente e Occidente.
Quando Giuseppe Berardi mi ha consegnato la prima bozza del libro, pregandomi di leggerlo e di scrivere le mie impressioni, ho capito subito di trovarmi di fronte ad un testo sobrio, di facile lettura, comprensibile anche per chi si avvicina a questo argomento con molte riserve mentali, solo perchè si parla di altra religione, altra cultura, mondo "altro". E, vuoi per deformazione professionale, vuoi perchè il testo mi ha convinto per la sua completezza, senza mai essere noioso, ho subito pensato che sarebbe un testo utilissimo da proporre in classe ai ragazzi delle Scuole superiori.
Anch'io, prima di accostarmi alla lettura del testo, nutrivo un po’ di scetticismo perché, da buona occidentale e convinta cristiana cattolica praticante, avevo una visione dell’Islam offuscata dai pregiudizi e dall’informazione distorta che, insieme ai soliti luoghi comuni, non mi hanno certo aiutata e invogliata a conoscere e comprendere il mondo musulmano nella sua interezza.
Questo libro, al contrario, mi ha offerto la possibilità di capire l’Islam e, attraverso la sua storia, di conoscere i fondamenti dei suoi valori e della sua spiritualità, perché si discosta dalle letture integraliste e dalle semplificazioni che spesso l’informazione mediatica ci propone, pur non essendo di parte.
L’autore, infatti, attraverso una piacevole e interessante lettura, traccia un percorso che guida il lettore, oltre che a fare chiarezza sulla storia dell’Islam, a constatare la vicinanza di un Occidente e un Oriente legati da numerosi elementi comuni, dove l’aspetto tradizionale dell’Islam e la spinta alla modernità dell’Europa, sembrano potersi conciliare.
Il testo è di facile e comprensibile lettura, consigliabile, perciò, ad essere divulgato tra i giovani, per divulgare la tolleranza, sgombrando la conoscenza da dubbi, timori e false credenze, per evitare di marcare ancora di più il confine tra Occidente e Oriente.
Il testo è corredato da un DVD, che è la testimonianza viva dei percorsi che il "nostro" viaggiatore instancabile ha realizzato e realizza, proprio in quei luoghi "caldi": sono immagini di volti, luoghi, paesaggi, che colpiscono chiunque, non solo per la nitidezza, ma perchè da esse trapela l'esigenza dell'individuo di voler andare "oltre" per conoscere se stesso, per ritrovare quel se stesso che sembrava perduto ma che, colori, odori, suoni, lo riportano a ritrovare quell'identità che il mondo frenetico di oggi, quella globalizzazione che vorrebbe renderci tutti uguali, ma che ci differenzia sempre più, sembra perdersi alla ricerca di cose vuote e inconsistenti.
Ecco, queste sono le emozioni che ha suscitato in me l'opera e ringrazio Giuseppe Berardi per averlo permesso.

sabato 25 aprile 2009

I figli


I figli

I vostri figli
non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie
della fame che in se stessa
ha la vita.
Essi non vengono da voi,
ma attraverso di voi.
E non vi appartengono
benché viviate insieme.

Potete amarli,
ma non costringerli
ai vostri pensieri,
poi che essi hanno i loro pensieri.
Potete custodire i loro corpi,
ma non le anime loro,
poi che abitano case future,
che neppure in sogno
potrete visitare.

Cercherete di imitarli,
ma non potrete farli
simili a voi,
Poi che la vita procede
e non s’attarda su ieri.

Voi siete gli archi
da cui i figli,
le vostre frecce vive,
sono scoccati lontano.

L’Arciere vede il bersaglio
sul sentiero infinito,
e con la forza vi tende,
affinché le sue frecce
vadano rapide e lontane.

In gioia siate tesi
nelle mani dell’Arciere,
Poi che, come ama
il volo della freccia,
così l’immobilità
dell’arco.
Kahil Gibran

E i figli sono le risposte che la vita dona a ognuno di noi.
Sono loro l’essenza del vostro sorriso.
Sono sangue e carne della vostra carne
ma non il vostro sangue e la vostra carne.
Loro sono i figli e le figlie della fame che la vita ha di se stessa.
Attraverso di voi giungono, ma non da voi.
E benché vivano con voi, non vi appartengono.
Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita è una strada che sempre procede in avanti e mai si ferma sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono stati scoccati in avanti.

Kahlil Gibran, Il profeta

martedì 14 aprile 2009

Io e l'Amicizia




Essere amici, per me, ha un significato diverso da quello che intendono gli altri: non è stare sempre insieme fisicamente, fare shopping insieme, raccontarsi tutto tutto, no, questa è invadenza, è fare le cose anche quando non ti va, in nome dell'amicizia, è come avere un altro marito... per carità!!!. No, per me l'amicizia è sapere che mentalmente "la mia amica ci sta", che nel momento in cui le telefono è contenta di sentirmi, senza brontolarmi " eh, ma non ti fai mai vedere...", che non mi tiene il muso per qualche mia dimenticanza, che non è invidiosa (sì, perchè il pericolo di noi donne è l'invidia), e, nel momento del bisogno la trovo sempre, senza doverle fare il riassunto delle puntate precedenti: ci sta, mi ascolta, mi aiuta e basta. E lei sa che io ci sono, sempre. Si chiama opportunismo?...forse è così, ma intendendo così l'amicizia, di amicizie ne ho veramente tante: Maria Grazia (pragmatica), Rosalba (troppo buona), Donatella (sola e lontana da casa), Anita (è diventata onorevole), Giovanna (spensierata e problematica), Marinetta (tutta presa dai suoi balli);Eleonora(testardamente calabrese); Maria (sempre in giro per il mondo); Mariuccia (ci sta e non ci sta)...ecco, a tutte queste persone mi lega un rapporto di affetto: ogni volta che ci sentiamo o ci incontriamo, mi accorgo che ci vogliamo bene, che mentalmente "ci stiamo" e parliamo di tante cose, cioè ci aggiorniamo sui fatti nostri.
L'amicizia con queste persone è nata sul posto di lavoro, si è consolidata con il tempo, fino a diventare affetto, stima e rispetto.
Però...però...la mia grande, vera amica da sempre è Pina. Chi è Pina? è uno scricciolo di donna che porto nel mio cuore da ben 45 anni, da quando, cioè, ci conoscemmo in prima media e da allora non ci siamo più lasciate...con il cuore, intendo, perchè poi il tempo ha fatto la sua parte: le vicissitudini della vita ci hanno tenute lontane 20 anni e...quando ci siamo ritrovate, non è stato necessario raccontarci 20 anni di vita, perchè è stato come se non ci fossimo mai allontanate. Il cuore, appunto, è da lì che nasce l'amicizia vera, spontanea, che non ha bisogno di tanti "ciu-ciu-ciu", ma basta uno squillo e capisci: ti penso, ti voglio bene, ti sono vicina. E' il nostro codice: poche parole, molti pensieri affettuosi, tanti ricordi, belli, brutti, tutto è impresso nella nostra mente e nel nostro cuore, perchè abbiamo vissuto la nostra adolescenza problematica stando vicine, complici, aiutandoci e volendoci bene. Quello stesso bene che ancora oggi ci unisce.
Ciao, Pina, ricordati che ci sarò sempre. TVB.

lunedì 13 aprile 2009

Specchio, specchio...



Psst...ehi, parlo con te, sì con te. Guardami, ascoltami. No, è inutile che ti giri dall’altra parte. Sto parlando con te. Stammi a sentire, anzi, a guardare...sì, sono la tua immagine riflessa nello specchio, cioè sono io, perciò soffermati e guardami/ti... beh, niente male, vero? qualche zampa di gallina intorno agli occhi, due belle parentesi di Venere sulle guance, la pelle un pò rovinata dalle sigarette, qualche macchia lasciata dalle gravidanze...insomma, non pensarci, con un pò di trucco qualcosina si nasconde, ma poi, dài, come si dice, è più importante essere belli dentro! Vediamo un pò: mi sfilo pelle, muscoli, ossa e nervi vari e diamo un’occhiata a cuore, cervello e anima: eh, qui il panorama invece e’ piu’ desolante. Ma come, meglio dentro che fuori?! per l’esterno ho avuto minima cura (non m'interessano le labbra a canotto, le punture di botulino o di acido jaluronico, nè tantomeno massaggi e massaggini, tanto l'età quando c'è si vede, anche se ti fai stirare con stira e ammira!) ), mentre tutta la fatica che ho fatto per migliorarmi internamente è stata inutile?! Un lungo lavoro inutile a cercare di eliminare i difetti; tanto poi in realtà si viene apprezzati piu’ per i nostri difetti che per i pregi: nei difetti è più facile specchiarsi e riconoscersi.. Guarda che rughe sull’entusiasmo, l’altruismo che zoppica, il coraggio ipertrofico, la vivacità intellettuale sclerotica…ho bisogno di un lifting spirituale. Provvederò.

martedì 7 aprile 2009

YouTube - grande sud eugenio bennato

YouTube - grande sud eugenio bennato
(clicca e si aprirà la pagina di You tube: dall'elenco seleziona l'immagine 8, per intenderci quella che rappresenta il paesaggio di un paese, bello come un presepe. E' la versione migliore. Buon ascolto)

Pensieri e macerie



Ci risiamo: di nuovo il Sud ( ma come, l'Abruzzo non è al centro Sud? non per tutti: per quell'Italia che conta, il centro-Italia, o l'Italia proprio, finisce in Toscana) è sotto le macerie e, per chi appena pochi anni fa ha vissuto quella tragedia, è come rivivere ogni momento: lo sgomento negli occhi della classe che aspetta da te un segnale, il via per la salvezza; la calma apparente durante l'evacuazione, mentre dai coraggio a loro e, intanto, pensi ai tuoi cari lontani da questo disastro e a quelli vicini, ma anziani, malati, problematici e vorresti correre a casa per vedere se è ancora in piedi... poi ti rassereni perchè tutto è salvo, ma ecco che ancora la terra trema: sei al sesto piano ed è interminabile, angosciante, tutto cade...libri, piatti, suppellettili, mentre cerchi riparo sotto il tavolo e ancora trema ...più forte...ancora più forte e, lì, sotto il tavolo, invochi Dio, la sua misericordia, Gli chiedi la salvezza, mentre cuore, gambe, testa, girano e tremano vorticosamente e non urli, stai lì che aspetti che si compia l'Apocalisse. Poi...è finita, non ti sembra vero, ma ti senti soffocare, vuoi fuggire all'aria aperta...raccatti poche cose e...via, fai tornare indietro i figli lontani che stanno sul treno per rientrare, cerchi mamma, tua sorella, i fratelli, ti accerti che i parenti stiano bene e... e comincia un altro calvario: quello della paura che ti porti dentro, quella del sentir dondolare ogni cosa ti circonda, quella di sentire sotto i piedi ancora per lungo tempo quell'interminabile sussulto e anche la tua mente è tutto uno sciame sismico di pensieri che si affastellano, di continui ringraziamenti per esserci ancora, ma poco distante da te ci sono 27 piccoli angeli sepolti, che non riemergeranno vivi dalla terra che li ha inghiottiti: anche loro avranno guardato con sgomento, paura e terrore la loro maestra, ma anche la maestra è stata inghiottita dalla famelica bocca del cratere.
Povero Sud! e quando mai potrai riprenderti da queste tragedie? quando mai potrai riscattarti? quando i tuoi giovani potranno sperare e lavorare come i loro coetanei del Nord? anche la speranza è negata loro! quando i vecchi potranno vedere i loro figli non lasciare più questa terra martoriata, per andare altrove a cercare lavoro, nonostante la laurea in tasca e la valigia, non più di cartone attaccata con lo spago, ma l'ultima Roncato al policarbonato? quanti anni ci vorranno per riprendersi dopo un disastro del genere? 20 o forse 30? e cosa li aspetta ai "profughi aquilani" per avere le loro case, visto che gli affetti perduti sotto le macerie non li avranno più? Io lo so cosa li aspetta, perchè è un già vissuto: bla...bla...bla... mentre intorno i corvi e gli sciacalli sono già pronti ad arricchirsi sulla ricostruzione che non si vedrà mai... è stato così da noi (Belice, Irpinia, Umbria, Molise... no, il Friuli no, perchè loro sono stati più bravi di noi, vuoi mettere quelli del Nord come sono bravi a risolvere "da soli" i loro problemi, anche un terremoto?). Ma tant'è. Gli scienziati dicono che l'Italia si sta spezzando in due: una parte andrà verso i Balcani, un'altra dall'altra parte. Non c'è proprio modo di tenerla unita e uguale quest'Italia! pure la natura, con le sue faglie, la tettonoca a zolle, la pangea, le sue frane, i suoi tsounami, i suoi slittamenti, i suoi smottamenti, le sue eruzioni e via fenomenando, la vuole addirittura "spezzare". E sia, tanto è dai tempi di Cavour che non si è fatta l'Italia e nemmeno gli italiani!!!
Ultimissime: stamattina la TIM ha inviato a tutti i molisani abbonati una ricarica bonus di 10 euro, in segno di solidarietà, per il grave momento che stiamo attraversando. Eh, sì, ciò a conferma di quello che ho scritto all'inizio: per l'Italia che conta, il Molise fa ancora parte dell'Abruzzo. Grazie a tutti gli italiani che contano.
Ps: allego con un copia e incolla una canzone molto significativa di Eugenio Bennato: "Grande Sud": a me sembra molto attuale: ascoltatela, basta andare su You tube...bisogna ascoltare questo testo necessariamente con quella musica.

Grande Sud

C’è una musica in quel treno
che si muove e va lontano
musica di terza classe
in partenza per Milano
c’è una musica che batte
come batte forte il cuore
di chi parte contadino
ed arriverà terrone.
C’è una musica in quel sole
che negli occhi ancora brucia
nell’orgoglio dei braccianti
figli della Magna Grecia
in quel sogno di emigranti
grande come è grande il mare
che si porta i bastimenti
per le Americhe lontane
(E chi parte oggi pe’ turnare crai
e chi è partuto ajere
pe’ un turnare mai).
Grande sud che sarà
quella anonima canzone
di chi va per il mondo
e si porta il sud nel cuore.
Grande sud che sarà
quella musica del ghetto
di chi va per il mondo
e si porta il suo dialetto.
(None none none none
Lieva la capa da lu sole
Ca t’abbruciarrai lu viso
Perdarrai lu tuo colore
None none none none
Piglia lu libro e va alla scola
Quando te ‘mpari a legge e a scrive
Tanto te ‘mpari a fa l’amore.
C’è una musica nei sogni
di chi dorme alle stazioni
negli antichi sentimenti
delle nuove emigrazioni
c’è una musica nel viaggio
dalla terra di nessuno
di chi porta nel futuro
i tamburi del villaggio.
Grande sud che sarà
quella anonima canzone
di chi va per il mondo
e si porta il sud nel cuore.
Grande sud che sarà
quella musica del ghetto
di chi va per il mondo
col suo ritmo maledetto
E sarà quel racconto
E sarà quella canzone
Che ha a che fare coi briganti
E coi santi in processione
Che ha a che fare coi perdenti
Della civiltà globale
Vincitori della gara
a chi è più meridionale.
(E chi parte oggi pe’ turnare crai
e chi è partuto ajere pe’ un turnare mai).

domenica 22 marzo 2009

"Mamma! mi sposo!"





Carissimo,
corre ancora sui fili del telefono la tua voce radiosa : “Mamma! mi sposo!”…e in me quella voce si fa sorriso che si apre alla speranza. Mi sento per un attimo come affacciata ad una finestra con le imposte aperte sulla vostra strada, mentre vi osservo felici, chiamati dalla forza dell’Amore a vivere insieme per trasformare i vostri sogni in un progetto di vita.Vivere insieme è come imparare a ricomporre, a sistemare con pazienza le pagine di un Libro che i sogni si dilettano a mescolare, imparare a dare un ordine alle pagine per trasformarle in realtà. E questa carica di gioia mi spinge ad affacciarmi a quella finestra, ma con le imposte aperte verso l’interno per ricordare altri luoghi, altre date che hanno segnato la tua presenza nella nostra famiglia. Sono immagini dell’anima e come i tasselli di un quadro prendono forma: la tenerezza di stringerti piccolo e indifeso tra le braccia per trasmetterti il calore di una famiglia, le corse in bicicletta, sugli sci, nei prati per farti gustare l’amore per la natura, le ricerche di scuola per saziare la tua sete di conoscenza, le gare sportive per soddisfare il tuo spirito atletico, le discussioni per capire il mondo…... e poi la tua voglia di crescere… le prime uscite e le prime attese, mentre non mi restava che invocare il tuo Angelo custode che ti seguisse ovunque, là dove io non potevo più esserci, per farti rientrare presto la sera e affinchè nulla ti accadesse. Ripenso alla tua voglia di libertà per sentirti capace di scegliere da solo e alla mia fatica di mettermi in disparte per lasciarti andare... e, ormai lontano da casa, poterti immaginare solo con il pensiero intrecciando preghiere per farti illuminare nelle tue scelte… Forse queste cose non te le ho mai dette perché appartengono ai segreti di una madre che deve staccarsi dal figlio che cresce…Vegliarti nelle prove, gioire nelle vittorie... starti vicino, ora, in questo momento importante per te e per noi. Mi sento confusa, e alle mie malinconie fa eco la saggezza di tuo padre, mi fa pensare alla famiglia come ad una quercia secolare, che però nasce come una pianta giovane e indifesa che va seguita e protetta per farla germogliare, crescere e fiorire. E ancora affacciata a quella finestra ritorno ad aprire le imposte sulla vostra strada: ora mi sento serena, perchè capisco che hai fatto la scelta giusta e le immagini che oggi ho ricomposto come tasselli di un quadro forse saranno ancora lievito per la tua anima.Tu lasci nella tua casa paterna la gioia contagiosa del tuo modo di essere, è una gioia che mi avvolge come ho fatto io con te quando eri piccolo, ci carica dell’entusiasmo verso la vita, e insieme confidiamo nella speranza che questa gioia possa accompagnare sempre il vostro cammino di giovani sposi. Ciao, TVB

domenica 15 marzo 2009

Il mondo di Martina




Venerdì 3^ ora, III C: dò il cambio al collega di Matematica, entro in classe, saluto i ragazzi e noto che Martina, al secondo banco, non si alza, è tutta presa da qualcosa che la estranea da ciò che succede in classe. Presto più attenzione, la osservo... e noto tra i suoi capelli lunghi e ricci (bellissimi, tra l'altro) un filo mal celato...capisco subito: ha inforcato il suo ipode per non seguire la lezione precedente. Non dico nulla, fingo di non aver visto, faccio accomodare i ragazzi e mi appresto ad iniziare la lezione...chi è assente? e intanto osservo Martina la quale mi guarda, mi saluta con un sorriso, abbassa la testa sotto il banco e si sfila gli auricolari...meno male, penso, vuole seguire la lezione. La cosa mi fa piacere da un lato, mentre dall'altro mi fa riflettere...ma cos'è questo bisogno di musica di cui i giovani sembrano essere assetati? Cos'è quell'ossessione settimanale che li ammassa nelle discoteche? E poi i bagni di folle ai concerti, le solitudini coi walkman sparati nelle orecchie, anche durante le ore di lezione. Cos'è questo bisogno di suoni, i più primitivi, i più ritmici, i più cadenzati?
Non voglio chiamarlo bisogno d'aggregazione, nè crollo delle ideologie, nè sesso, che saranno pur vere,, ma, secondo me, non arrivano a quella radice profonda a cui i giovani tendono, in cui non è contemplato un "progetto di vita", ma quel tempo primordiale, originario, che ha nel corpo il suo semplice ritmo di cui la musica, in particolare quella rock, è la più gelosa custode. Sono nuove mutazioni antropologiche, oppure le nuove frontiere dell'infantilismo agevolato?
Ai tempi di Giovanni Pascoli ci si inteneriva volentieri sul "fanciullino" che sarebbe dentro di noi. battendo manine e sgranando occhioni. Attualmente, invece, sembra che ci si affligga e crucci (mica tanto) a causa dei "bamboccioni" che vagano e ciondolano intorno a noi. Rimpinzati di Barbie, play station, peluches, di fumetti e cartoons e sitcoms tv con molta melassa e molto sangue, scuole, spiagge, spinelli, spari, morti, stupri, millionaire, posta elettronica, chat, poliziotti, cesaroni, solidarietà umanitaria, serial killer, motorini, alcol, hamburger "no problem", "come stai?", "tutto bene", "okkei". E mamme soddisfatte che cinguettano "ma sono solo ragazzi!!!...", anche davanti a figli quarantenni che allattano i figli in passeggino. Pasolini già parlava di "omologazione" consumistica di massa. Io la chiamerei "omogeneizzazione", perchè la serialità si sviluppa con l'alimentazione a base di omogeneizzati, che poi uniformano anche lo spirito e l'anima.Siamo circondati da pecorelle, con l'istinto del gregge o del "branco", come dicono eminenti esperti psicologi e criminologi, quando tre o quattro pecorelle si allontanano dal gregge per sbranare anche le stesse compagne di ovile. E Martina? Martina, forse, non appartiene al gregge, è sola e la sua solitudine la riempie con l'ipode, che è il suo amico, perchè le consente di estraniarsi dal gruppo, o dalle persone che non vuole ascoltare, perchè in quell'ipode c'è tutto il suo mondo, nel quale, sicuramente non è contemplata la Matematica.

domenica 8 marzo 2009

YouTube - fiorella mannoia quello che le donne non dicono

YouTube - fiorella mannoia quello che le donne non dicono

8 marzo - "una mano in vagina" - Alguer.it® Forum

8 marzo - "una mano in ..." - Alguer.it® Forum

La festa di quali donne????


Non ho mai simpatizzato per stucchevoli celebrazioni e festività in generale, compresi i vari Primo Maggio, Ferragosto, San Valentino, festa della mamma, del papà e via...festeggiando. Non per snobbismo ma per totale, sincero, disinteresse. Oggi è la Festa della Donna...non voglio - oddio, in effetti sì - fare la polemica ad oltranza o trascendere in un veterofemminismo che proprio non mi appartiene, ma pensateci bene: cosa c’è di più discriminatorio di una “festa della donna” e degli ipocriti che rilanciano convinti “ma tutti i giorni deve essere la festa della donna”? Perchè devo festeggiare per gridare al mondo che sono uguale all'uomo se non mi sento inferiore a nessuno, tanto meno ad un uomo? Vi piacerebbe una “festa degli ebrei” o “festa dei negri” o “festa dei gay”? Non so, una “festa dei subumani”, no? Tutti pronti a celebrare l’amore e il rispetto per le donne e la parità dei diritti, e allo stesso tempo puntuali a scomunicare con tutta premura i medici coinvolti nell’interruzione della gravidanza della bambina di 9 anni - nove anni, porcamiseria- violentata e messa incinta dal patrigno in Brasile. In questo clima, insomma, i vostri fiori metteveli pure nei vostri cannoni, o dove meglio gradite. Insieme alle vostre feste, le vostre ipocrisie, i vostri codici e le vostre sentenze....e leggete l'articolo allegato dal titolo volgare - e di ciò mi scuso - ma dal contenuto scioccante. E lo scrive un uomo. Ciao a tutte le donne

domenica 1 marzo 2009

Una nuova Stella brilla nel cielo: Eluana




Quando è stata diffusa la notizia della tua morte , ho tirato un sospiro di sollievo e ho pensato:" bella stella, finalmente sei libera"... libera da una situazione angosciante come quella in cui sei vissuta/non vissuta, sfruttata e strumentalizzata all'inverosimile: televisioni e giornali in cerca di audience, politici in cerca di consensi...che vergogna ...
In Senato, quando hanno saputo della tua dipartita, dopo qualche attimo di silenzio, i politici hanno iniziato ad urlare e ad insultarsi, al limite della rissa.
Il primario che ha bloccato la tua alimentazione deve girare scortato per paura dell’aggressione di qualche pazzo contrario alla decisione finale dei tuoi genitori.
Fuori dalla clinica c’è stato chi ha urlato “assassini”, chi ha pianto, chi ne ha parlato quasi come
se tu facessi parte della propria famiglia, tanto se ne è parlato e tante fotografie si sono viste sui giornali, alla televisione o su internet. Foto che ti ritraggono sempre sorridente, illudendo la gente che dopo 17 anni tu avessi ancora quella splendida espressione, mentre tu, in quel letto dell’ospedale, non eri più così ed è per questo che tuo padre ha voluto dare fine a quello che tutti hanno chiamato “accanimento terapeutico”.
Una decisione della famiglia non può essere oscurata da una legge, anche perchè la tua famiglia ha sempre agito nella legalità.
Tuo padre ha chiesto sempre rispetto e silenzio, perchè non accontentarlo? perchè, ora che ha un dolore immenso è costretto a giustificare la sua scelta, per non essere additato come assassino?
Ha avuto coraggio e dignità per vivere tutti questi anni al tuo fianco e, santo uomo, ad assistere tua madre, che si è ammalata poco tempo dopo il tuo incidente d’auto
Nessuno augurerebbe al proprio caro di vivere in quelle condizioni.
Quanto tempo ci vorrà a chiudere questa ferita, quanto
se ne parlerà ancora? e quali decisioni prenderà lo Stato?
Ciao, bella stella …

sabato 17 gennaio 2009

" I libri sono...


...più belli delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi della legge, della religione...e ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti, ponendole sotto gli occhi, cose remotissime della nostra memoria.
Tanto grande è la loro dignità, la loro maestà e infine la loro santità, che se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; non avremo conoscenza alcuna delle cose umane e divine; la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli uomini".
(Biblioteca Marciana di Venezia)

venerdì 2 gennaio 2009

Ho sognato di intervistare Dio






“ Così mi vorresti intervistare?” mi chiese
“ Se hai tempo” gli risposi
“Il mio tempo è l’eternità. Che domande vuoi farmi?”
“ Che cosa ti sorprende di più nell’umanità?”
Dio rispose:
“ Che si annoiano nell’infanzia e hanno fretta di crescere
e poi vorrebbero tornare bambini.
Che perdono la salute per far danaro
poi perdono il loro danaro per curare la salute.
Che per preoccuparsi troppo del futuro
dimenticano il presente
così non vivono né il presente né il futuro.
Che vivono come se non dovessero morire mai
e muoiono come se non avessero mai vissuto”.
La sua mano prese la mia, restammo in silenzio
per qualche attimo, poi chiesi:
“ Come Padre, quali sono le lezioni di vita
che i nostri figli dovrebbero rispettare?.
Dio rispose sorridendo:
“Imparare che non possono obbligare nessuno ad amarli
La sola cosa che possono fare è lasciare che altri li amino.
Imparare che non è bello far paragoni.
Imparare che un ricco non è colui che ha di più,
ma colui che ha bisogno di meno.
Imparare che bastano pochi secondi
per aprire profonde ferite nelle persone che si amano
E si impiegano molti anni per guarirle.
Imparare a perdonare praticando il perdono.
Imparare che ci sono persone che li amano profondamente
ma non sanno esprimere quello che sentono.
Imparare che due persone possono guardare la stessa cosa
e vederla in due modi diversi.
Imparare che a volte non basta essere perdonati dagli altri,
ma bisogna anche perdonare se stessi.
Imparare che Io sono qui”

giovedì 1 gennaio 2009

All'anno appena entrato


Benvenuto 2009! Ti aspettavo per sapere quali intenzioni hai...sarai bravo con tutti o solo con i soliti potenti a cui mai nulla succede...tranne qualche intercettazione, indagine, scandalo e via corrompendo, ma... che vuoi che sia!!!..tanto ne escono a testa sempre più alta???!!! e con sempre più protervia e tracotanza!!!
Ma torniamo a noi poveri mortali, che mai disperiamo di vedere un mondo migliore, di incontare persone più serene, di non vedere più giovani buttare la loro vita sulle strade, e madri piangere dietro feretri entro cui vorrebbero entrare insieme ai figli; di svegliarsi la mattina e non sentire quei rulli dei tg di morte, guerre, violenze, aggressioni, stupri e quant'altro serva per rattristarci e renderci la giornata più pesante. Si, lo so, le cose succedono e bisogna raccontarle, la notizia va diffusa, c'è la libertà di stampa, etc.,etc. Per carità, mai sia che si resti senza quel pane quotidiano avvelenato! Poi...con quello che costa oggi il pane... è meglio ingoiare e stare zitti. Sì, però, perchè succedono tutti questi eventi tristi? perchè l'uomo si è così abbrutito tanto da essere diventato peggio degli animali? anzi, no: io non ho mai visto o sentito un leone che sbrana un altro leone, o un gatto che stupra una micia, o un cane che aggredisce un altro cane, o un lupo che massacra i vicini di tana...mah! mi sa che è cambiato l'ordine delle cose, siamo forse tornati al caos, al brodo primordiale: non sarà mica necessaria di nuovo la mano del Gran Fattore per ristabilire l'ordine e mettere ogni cosa al suo posto?
Comunque, caro 2009, ti auguro di trascorrere un buon anno insieme a questi uomini: a te forse andrà meglio, ma, mi raccomando, devi avere pazienza, buone competenze: una laurea in Economia ed Alta Finanza, per risolvere la crisi (che loro hanno voluto!); una laurea in Ingegneria civile ed ambientale, per salvare il pianeta che sta morendo; una laurea in Medicina, per guarire la malasanità; una laurea in Scienza della Pace, per sanare i conflitti mondiali; una laurea in Psicologia, per ascoltare tutti i giovani che hanno dei disagi... o, naturalmente hai solo 12 mesi per acquisire tutte queste competenze. Come fare? facile...contatta la ministra della Pubblica istruzione...no, non ti consiglierà di rivolgerti a qualche ricercatore o cervellone (stanno tutti all'estero, tra l'altro), non è necessario: basterà frequentare la sua Università: rapida, riformata, al passo coi tempi. Vedrai, puoi giurarci, sarai tu a salvare il mondo e a rendere il cielo sempre più blu ! Buona fortuna...