venerdì 28 gennaio 2011

POVERE DONNE!



Non smetto di pensare… non ho parole, nè argomenti per confutare tesi disarmanti: alla luce di tutto quello che succede sotto le lenzuola del nostro governo che non governa, e in onore al mio orgoglio di essere donna a modo mio, ho pensato di riportare alcuni passi di una poesia di Dacia Maraini, "Donne mie" , pubblicata nel lontano 1974, ma, ahinoi, ancora attualissima e addirittura … premonitrice di quella morale “mordi e fuggi”, “usa e getta”, “Ruby e… batti” che ha pervaso il mondo di donne piccole piccole, accecate dal denaro di un pover’uomo malato del suo potere.

"...Donne mie illudenti e illuse che frequentate
le università liberali, imparate latino
greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose,
sicure, feroci, impavide. A che vi serve
la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo
e la donna è l’oggetto passivo di tutti
i tempi? A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?

Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferirei morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.

Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura".


Ma se non capite d'essere ancora sottomesse, come farete a liberarvi?
Buona fortuna.

PS: consiglio a tutte la lettura del testo integrale della poesia.