Quando scoppiò tangentopoli
(che non è mai finita) ero fermamente convinta che se al potere ci fossero
state le donne, non si sarebbe mai arrivato a quel grado di corruzione: nella mia mente pensavo che le donne
difficilmente si fanno corrompere, non sono propense a scendere a compromessi,
forse perché il loro intuito e il loro ruolo di mamme potesse tenerle lontane
dai giochi politici sporchi e maneggioni.Ero convinta che l'essere donna riduca la propensione alla corruzione. Del resto questa convinzione è confrontabile col fatto che le donne commettono meno crimini, di ogni tipo, degli uomini. Perchè ciò sia così, non lo so, forse è una questione di testosterone o di come sono state educate le donne, ovvero ad essere più remissive e meno aggressive...
Oggi, a distanza di oltre 20
anni mi devo ricredere e i recenti fatti di ordinaria sporcizia politica mi danno
ragione.
Sembra assurdo ma la vita del
governo attuale è terremotata e
pericolante proprio grazie alle gesta di
tre ministre: Josefa, Annamaria e Nunzia. Si tratta di donne, purtroppo, fa
male, ma tant’è: tre diverse stagioni della politica all’italiana, soprattutto
tre diversi modi di intenderla.
Con Josefa, grande
canoista e ministra a sorpresa, tutto è stato facile: la poveretta inciampata
in una Ici (o Imu) non pagata per una piccola palestra, mostra coraggio e stile
levando subito il disturbo, da brava e seria tedesca…
In carica alla Giustizia c’è
Annamaria, simpatica donnona con accento adenoideo, dallo sguardo
materno e rassicurante, sembra la ministra giusta al posto giusto… per favorire
la scarcerazione della figlia di un suo vecchio amico di famiglia, molto conosciuto negli ambienti dei palazzinari e
più e più volte rinviato a giudizio per malaffari fiscali, mazzette e quant’altro e datore di lavoro di suo figlio.
Il peso dei protagonisti è
notevole –altro che Josefa!- ma il PdC difende a spada tratta la sua ministra e
rinvia, dio sa a quanto, la sostituzione di una ministra in difficoltà scivolata,
poerella, su una raffica di intercettazioni… ma non si è dimessa:
Ed eccoci arrivati a oggi ad
una protagonista apparentemente minore, ma che rischia di essere la più
insidiosa per l’attuale governo. Quella di Nunzia è solo una storia di paese,
parenti,combriccole, mafarelle nate e consolidate all’ombra dei campanili
beneventani. E’ una storia fatta di bar gestito all’interno di un ospedale da
un suo zio, di mozzarelle di un amico, la Asl, di appalti…
Attualmente non è indagata, ma
vittima di intercettazioni abusive, i cui tabulati sono cmq in mano a chi di
dovere, mentre ha lasciato il partito d’origine, il Pdl, per militare in un
partitello appena nato da una costola del Pdl ; è pure moglie di un importante
deputato del Pd, con il quale condivide anche qualche relazione di potere:
insomma, proprio un matrimonio delle larghe intese! Che, però è il simbolo
della crisi del governo delle larghe intese… ma non si dimette!
Anche se alle ministre non sono
stati rimproverati fatti di rilevanza penale, la storia fa pensare ad un
degrado etico e morale della consapevolezza che il “così fan tutti” stia
dilagando anche fra le donne, specie se è una ministra tradizionalmente
identificata come “onorevole”, dovendo le sue funzioni essere adempiute con
onore.
Forse la auspicata “profonda
riforma morale” dovrebbe cercare altre vie di espressione, rispetto a quella
rappresentata dalle quote rosa: una persona si sceglie per il suo valore e non
per il genere sessuale cui appartiene.