Ma voglio partire da questo fatto terribile di cronaca
per tirar fuori un tema che pure, quanto
a sofferenza – ma questa volta causata da scelte politiche e sociali – non
scherza … è un tema che suscita in me un sentimento di pura rabbia, e del quale tuttavia presto non si potrà più
tacere …
Cosa succede quando un anziano, unica fonte di
reddito di una famiglia, in qualsiasi modo composta (come quella di Novara,
madre e figlia), finisce perché la persona muore? Nel caso di questa figlia,
che con tutta evidenza ha agito in questo modo solo perché profondamente
malata, poche centinaia di euro, che le consentivano però, (a soli cinquantadue
anni non può certo percepire la pensione di vecchiaia) di sopravvivere.
Oggi questa è la situazione dell’Italia: da un lato,
persone che vivono esclusivamente grazie a pensioni di genitori anziani e nonni; dall’altra, la mancanza –
l’unico paese in Europa – di un sussidio
di disoccupazione universale, come ad esempio il reddito
minimo, di cui tanto si è discusso per non arrivare a nulla.
Quando si parla di lavoro e disoccupazione, si parla quasi sempre di lavoro
dipendente e sussidi da perdita di lavoro dipendente, come la cassa
integrazione. Ma per tutti quelli che hanno un lavoro precario, e soprattutto per tutti quelli che non hanno lavoro e
basta non c’è nulla,
neanche un euro. Sono milioni di persone: ragazzi, e poi trenta - quarantenni,
cinquantenni esodati o che hanno perso un lavoro autonomo…
Se non sei vecchio, se sei sano, ma se non hai un
lavoro e non riesci a trovarlo in che
modo sopravvivi?...
Mistero. O meglio no: tutti lo sanno,
politici compresi, ma il silenzio sul tema è assordante, a parte il rumore di
chi sta portando avanti le proposte di reddito minimo. Dare 500 euro a tutti
quelli che sono senza alcuna entrata costerebbe moltissimo. Ma è una questione
improrogabile. O presto le storie come quelle di Novara si moltiplicheranno, e
non solo a causa di una patologia psichica, ma per cruda necessità.
Giuro che io non mi sentirei di giudicare una
persona disperata che, priva di reddito, senza sapere in alcun modo come
sopravvivere, decidesse di seppellire un parente senza denunciarne la morte
È una provocazione, ovviamente, ma indignazione
e moralismo non
servono: servono risposte politiche concrete.
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