martedì 21 gennaio 2014

Sebben che siamo donne...

Quando scoppiò tangentopoli (che non è mai finita) ero fermamente convinta che se al potere ci fossero state le donne, non si sarebbe mai arrivato a quel grado di corruzione:  nella mia mente pensavo che le donne difficilmente si fanno corrompere, non sono propense a scendere a compromessi, forse perché il loro intuito e il loro ruolo di mamme potesse tenerle lontane dai giochi politici sporchi e maneggioni.Ero convinta che l'essere donna riduca la propensione alla corruzione. Del resto questa convinzione è confrontabile col fatto che le donne commettono meno crimini, di ogni tipo, degli uomini. Perchè ciò sia così, non lo so, forse è una questione di testosterone o di come sono state educate le donne, ovvero ad essere più remissive e meno aggressive...
Oggi, a distanza di oltre 20 anni mi devo ricredere e i recenti fatti di ordinaria sporcizia politica mi danno ragione.
Sembra assurdo ma la vita del governo attuale è  terremotata e pericolante  proprio grazie alle gesta di tre ministre: Josefa, Annamaria e Nunzia. Si tratta di donne, purtroppo, fa male, ma tant’è: tre diverse stagioni della politica all’italiana, soprattutto tre diversi modi di intenderla.
Con Josefa, grande canoista e ministra a sorpresa, tutto è stato facile: la poveretta inciampata in una Ici (o Imu) non pagata per una piccola palestra, mostra coraggio e stile levando subito il disturbo, da brava e seria tedesca…
In carica alla Giustizia c’è Annamaria, simpatica donnona con accento adenoideo, dallo sguardo materno e rassicurante, sembra la ministra giusta al posto giusto… per favorire la scarcerazione della figlia di un suo vecchio amico di famiglia, molto  conosciuto negli ambienti dei palazzinari e più e più volte rinviato a giudizio per malaffari fiscali, mazzette e quant’altro  e datore di lavoro di suo figlio.
Il peso dei protagonisti è notevole –altro che Josefa!- ma il PdC difende a spada tratta la sua ministra e rinvia, dio sa a quanto, la sostituzione di una ministra in difficoltà scivolata, poerella, su una raffica di intercettazioni… ma non si è dimessa:
Ed eccoci arrivati a oggi ad una protagonista apparentemente minore, ma che rischia di essere la più insidiosa per l’attuale governo. Quella di Nunzia è solo una storia di paese, parenti,combriccole, mafarelle nate e consolidate all’ombra dei campanili beneventani. E’ una storia fatta di bar gestito all’interno di un ospedale da un suo zio, di mozzarelle di un amico, la Asl, di appalti…
Attualmente non è indagata, ma vittima di intercettazioni abusive, i cui tabulati sono cmq in mano a chi di dovere, mentre ha lasciato il partito d’origine, il Pdl, per militare in un partitello appena nato da una costola del Pdl ; è pure moglie di un importante deputato del Pd, con il quale condivide anche qualche relazione di potere: insomma, proprio un matrimonio delle larghe intese! Che, però è il simbolo della crisi del governo delle larghe intese… ma non si dimette!
Anche se alle ministre non sono stati rimproverati fatti di rilevanza penale, la storia fa pensare ad un degrado etico e morale della consapevolezza che il “così fan tutti” stia dilagando anche fra le donne, specie se è una ministra tradizionalmente identificata come “onorevole”, dovendo le sue funzioni essere adempiute con onore.
Forse la auspicata “profonda riforma morale” dovrebbe cercare altre vie di espressione, rispetto a quella rappresentata dalle quote rosa: una persona si sceglie per il suo valore e non per il genere sessuale cui appartiene.


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