giovedì 30 giugno 2011

Un altro anno se n'è andato...


“…le lezioni avranno inizio il 12 settembre 2011 e termineranno il 9 giugno 2012…”
...così annunciava stamani il DS ad un corpo docente sfinito e stremato da quell’inutile farsa che si ostinano a chiamare “Esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione”… ma dai! Si usano paroloni ridondanti, si complicano le prove ai ragazzi con quizzoni stile INVALSI, si pretende un colloquio pluridisciplinare che a tutto serve tranne che a valutare la maturità degli allievi ( i soliti piselli di mendel, la scontata II guerra mondiale, i funesti terremoti, l’inflazionata guernica , la torre Eiffel, la problematica energia,my name is, gli immancabili promessi sposi, e via nozionando…) bensì il loro candido menefreghismo di non saper cogliere il significato della storia di Renzo e Lucia (giustamente! perché per loro è più importante chi invece sceglierà, tra le galline in vendita, il tronista di turno, il nuovo don rodrigo dei giorni nostri, per esempio,); il loro modo di non partecipare alla vita, ma di lasciarsela scorrere addosso, insomma, quel “nulla eterno” in cui navigano anche quando non sono connessi alla rete.
E allora? Non sarà veramente che questa scuola è diventata troppo vecchia? Nel senso che ciò che si impartisce è troppo lontano e obsoleto rispetto alla realtà in cui vivono oggi? Forse la formazione che abbiamo avuto noi a loro potrebbe stare stretta? E’ vero, i programmi sono stati riformati, ma io non vedo differenza tra gli argomenti da me esposti durante il mio esame di terza media (si parla di parecchi anni luce fa) e quelli esposti fino a ieri sera dagli alunni, pardon candidati, del 2011.
Quando si prova a fargli fare un esame diverso, con l’ausilio del pc, o con qualche argomento più attuale, approfondito in modo serio, ci si appella al tempo: ci vuole troppo tempo per vedere la slides, non va bene una tesina perché copiano e incollano da internet… ma, signori miei, non sarà mica che di fronte ad argomenti altri noi stessi non ci sentiamo all’altezza della situazione?
Non lo so, sono molto delusa di come vanno le cose; sarà che ho appena concluso il 38° anno scolastico e l’anno prossimo (cioè a settembre) dovrò ripetere di nuovo l’anno: sì, perché i veri bocciati nella scuola siamo noi docenti, che ogni anno ripetiamo le stesse classi, gli stessi programmi, gli stessi esami, mentre i nostri alunni se ne vanno con la promozione in tasca, felici di andare alle scuole superiori, dove di nuovo incontreranno i piselli di mendel, la II guerra mondiale, i terremoti, guernica…e via ripetendo.
Buone vacanze ai miei candidati
promossi!

giovedì 23 giugno 2011


Ricevo e pubblico la risposta della mamma alla quale ho dedicato il post nel giorno della Festa della mamma. Allego pure copia dell’originale cartaceo ( la mamma in questione ha poca dimestichezza con i mezzi informatici … per forza! … è un' artista!!!)
Carissima,
ho apprezzato molto le tue parole e ti ringrazio affettuosamente; quanto hai espresso ha elevato il mio animo altalenante e affranto!!
Il tuo dire è stato dettato dal cuore ed è vero: chi mi conosce non riesce a deliberare una sentenza, perché non esiste quanto scempio è stato prodotto!!
So bene che la giustizia umana non esiste; si attiene ad una libertà interpretativa e sicuramente per analogia legis…
Quante vittime sono in questa rete e purtroppo io sono nella balena, come lo sono i miei figli.
Il lumicino dovrà accendersi e la luce divina trionferà, perché il tempo è galantuomo ed il Signore è sempre nei nostri cuori. Io credo fermamente in questo e condurrò la mia battaglia fino alla morte…
Il seme piantato bene germoglierà e continuerà a vivere sempre nel mio cuore e in quello dei miei figli.
Una mamma partorisce ogni giorno! Sempre!!!
Con immensa stima

Ringrazio e faccio i migliori auguri ad una mamma speciale

mercoledì 22 giugno 2011

Cara Tattalina ti scrivo...


Chi è Tattalina?
Come fare a spiegarlo?
È figlia, sorella, moglie, madre, cognata, zia, suocera (?)…sì, vabbè, ma per tutti noi è solo Tattalina.
Nel nomignolo è racchiusa tutta se stessa: graziosissima, simpatica, piccolina,… piccolina? Sì, ma solo fisicamente perché dentro c’ha la forza e il coraggio di un leone che, secondo me, dovremmo chiamarla Tattalona … veramente, non scherzo, è stata ed è bravissima a bypassare i momenti di fragilità, quelli che ti mette di fronte la vita, quasi a sfidarti, a vedere se riesci ad essere più forte, se riesci a vincere la battaglia … ebbene, Tattalina ha vinto tutte le sue battaglie (senza lamentarsi, piangersi addosso, scagliarsi contro gli altri, come fanno tante persone che conosco e che non avrebbero motivi per farlo) ed ogni volta ne è uscita
“più bella e superba che pria”.
Brava, Tattalina!
Ciao, TVB

Lettera aperta della scrittrice albanese Elvira Dones


Ho ricevuto questa mail da Tattalina e ritengo doveroso postarla, mi sembra che non si debba aggiungere nulla a quanto scritto da Elvira Dones,


"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi portabelle ragazze possiamo fare un'eccezione. "
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno,di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate.
A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi.
Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato.
E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo.
E' una storia lunga, Presidente.. . Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta.
L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite.
Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuriano varie polemiche , ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Lei, Presidente, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi”.
Merid Elvira Dones

domenica 12 giugno 2011

Sull’ingratitudine e sull’invidia


Quando di una persona hai detto che è un ingrato hai detto tutto il peggio che potevi dire di lui. (Publilio Siro)

Il segno più sicuro che si è nati con grandi qualità è l'essere nati senza invidia.
(François de . La Rochefoucauld)



Nel corso degli ultimi anni spesso sono stata oggetto di rimproveri e di attacchi ingiustificati da parte di persone, in particolare parenti vicini e lontani (che non so dove attaccano tanta spocchia): mi sono sentita volutamente fraintesa, volutamente colpita. Gran parte delle volte il dardo è stato scoccato dalla mano di chi aveva ricevuto il mio affetto, sincero, incondizionato, senza dubbio ingenuo (ospitalità, disponibilità, ecc).
Ho allontanato molte persone, senza rimpianti. Anch’io ho mille difetti e so che la percezione che abbiamo di noi stessi, non è quella che hanno gli altri di noi. Perciò so di essere permalosa, presuntuosa (sulle cose di cui ho certezza), ho molta autostima (non so se è un difetto), impulsiva (non conto fino a 10)… ma l’ingratitudine no, non la tollero e l’invidia mi inquieta. E ho perso, con l'esperienza, anche la mia tendenza a dare al prossimo più di quanto concedessi a me stessa. Sono diventata più forte, più conscia nelle frequentazioni e meno incline al compromesso. Ma, novella Amélie, ho conservato intatto il desiderio puro di regalare a chi mi circonda un pò di spensieratezza: sono contenta se riesco a rendere qualcuno più sereno con un sorriso, un regalo, un caffè, un dolcetto, una parola buona. Ma mi accorgo che sono ancora molto incapace a riconoscere il male che cova nel prossimo, a smascherare le doppie facce, a difendermi dall’ingratitudine e dall’invidia.
Ci sono delle persone che a prima vista, a pelle, mi provocano un senso di fastidio, riesco subito a captarne l’ipocrisia, la falsità, la disonestà intellettuale, grazie al mio intuito; ma ce ne sono altre che riescono così bene a mascherarsi che se non ci sbatto con il muso, non riesco subito ad inquadrarle. Sono quelle che si lamentano di tutto e di tutti; quelle che hanno il delirio di onnipotenza; quelle che covano rabbia e odio verso altri che non gli hanno fatto niente, che hanno la colpa di occupare un posto superiore o di essere più giovani; sono quelle persone che nella loro vita non hanno realizzato nulla se non il vivere alle spalle di qualcuno e, quando questo qualcuno non c’è più, si rivoltano contro chi ha sempre lavorato per realizzarsi, con rimproveri telefonici e “stoccatine verbali”; sono quelle che si sentono le migliori nel loro lavoro; sono quelle che non ti dicono mai “grazie” per un piacere ricevuto; sono quelle che non ti fanno mai i complimenti per un piccolo successo raggiunto; sono quelle che vomitano la loro ingratitudine nel momento e nel luogo sbagliato, su chi le ha sempre trattate bene … ma sono quelle che pretendono rispetto, vorrebbero essere osannate solo perché compiono il loro dovere; sono quelle che vorrebbero sentirsi dire ogni momento - sei la più bella, la più brava, la più intelligente … la più colta!!!??? -, sono, insomma, quelle dominate da frustrazioni che scaricano sugli altri, che, per educazione, che loro non sanno cosa sia, le sopportano.
Ecco, di fronte a queste persone in me scatta quel sentimento che è peggio dell’odio: l’indifferenza. Non le calcolo più, non le cerco, le evito, non ci voglio parlare, perché sono persone che non meritano più la mia stima
Nei primi anni di insegnamento un giorno, durante la lezione, una ragazza non molto portata per le mie discipline, ma molto intelligente, mi chiese un giudizio sul lavoro che aveva terminato. Le elencai solo i lati positivi e nel parlare dei suoi pregi riuscii a far emergere i difetti senza offenderla nemmeno un pò. Finita la lezione, in disparte, mi chiese il motivo di una risposta così piena di fiducia ( ho già detto che si trattava di una ragazza molto intelligente). Le risposi col sorriso aperto: "La mente dell'uomo reagisce sempre meglio al sì piuttosto che al no. Se io avessi rimarcato i tuoi errori, le tue mancanze, probabilmente dentro di te si sarebbe creata una bolla di sfiducia. E dalla sfiducia non nasce mai nulla di buono."
E’ questo il mio approccio con le persone: quando entro in contatto con qualcuno, mi viene spontaneo guardare i lati buoni, ampliarne le potenzialità, credere con tutta me stessa che la sua luce sia più forte dell'ombra.
Io scelgo sempre di credere. Eppure, continuo a ricevere delusioni proprio dalle persone che più mi sono sforzata di capire, quelle delle quali mi sono fidata. Per me fidarmi è naturale, è sano, è creativo. Per questo non riesco a comprendere a fondo quel sentimento ostile che va sotto il nome di ingratitudine. Stento a capire per quale motivo la gente covi una tale ostilità nei confronti di chi gli ha fatto del bene, nel limite delle sue possibilità, che mette tutte le sue forze per rimproverarla e mortificarla. Ora ho capito: l’ingratitudine nasce anche dall’invidia che queste persone nutrono nei confronti di chi ha un approccio diverso con la vita.
Da sempre so, ma solo da poco sto sperimentando, che tutto fa da specchio. L'insicuro rinfaccia insicurezza; l'egoista lamenta egoismo; l'avido accusa di venalità, proprio quell'avido a cui è stata riservata la generosità più disinteressata.
Qual è la differenza rispetto agli ultimi anni? Cosa ho imparato che mi aiuti a vivere?
La risposta sarebbe così ampia da occupare ben più di un intero post.
Mi accontento di dire che adesso, finalmente, dopo tante esperienze negative, ho tutto quello che avevo sempre desiderato: non sentirmi in colpa se tra me e le persone ingrate ed invidiose ho interposto l’indifferenza.
Ho il mio mondo a cui non manca niente, sono protetta, al sicuro, e ho preziosi alleati.
E’ questo il mio salvagente personale, me lo sono guadagnato.