sabato 31 agosto 2013

NEWS ! ! !


Imu, Renato Brunetta non la pagherà. Anche se ha una villa da 14 vani con piscina...

Testo integrale tratto da

L'Huffington Post  | 

Pubblicato: 31/08/2013 11:33 CEST  |  Aggiornato: 31/08/2013 11:33 CEST

Anche Renato Brunetta non pagherà l'Imu. Nonostante abbia "una villa su due piani, con 5 bagni, 10 camere, due ripostigli, due cabine armadio, per complessivi 14 vani catastali e mezzo più una bella piscina nel verde circondata da un giardino di 1300 metri quadri".

I conti li fa oggi il Fatto quotidiano:
Come molti altri ricchi possidenti, Brunetta non pagherà l'Imu sulla sua prima casa per il 2013: un risparmio netto di 2mila e 750 euo con un corrispettivo ammanco nel bilancio dello stato. A Michele Serra che contestava su Repubblica la scelta di escludere dalla tassazione tutte le abitazioni principali, comprese quelle dei ricchi, Brunetta ha replicato: "L'Imu è tolta per la prima casa e resta per le case di lusso, di solito abitate dai ricchi. L'Imu è un'imposta reale: si applica alle cose e non alle persone. Somiglia all'accisa sulla benzina. La pagano uguale poveri e ricchi. Non è così, perché un povero non paga 10mila euro di Imu su cinque case come è accaduto a Brunetta nel 2012.
Passino le altre quattro, ma come è possibile che sulla villa che risulta prima abitazione il capogruppo del Pdl non sborsi un euro? Lo spiega sempre il Fatto:

MOTIVAZIONE:
"Oggi casa Brunetta è censita come categoria A7, classe 7, zona censuaria 6. Nonostante la piscina, probabilmente perché inferiore agli 80 metri quadrati, non è considerata di lusso. Villa Brunetta rientra per un soffio nell'esenzione sponsorizzata dal suo proprietario. Solo le ville inserite nella categoria immediatamente superiore, la A8, continueranno a pagare l'imposta, mentre le ville inscritte in categoria A7, anche se ristrutturate di recente, nonostante cinque bagni, dieci camere e piscina, saranno esenti al pari di un bilocale".

REAZIONI DAL WEB


mercoledì 28 agosto 2013

Il miglior lato B d'Italia


Dovrebbe essere questa la settimana decisiva per le sorti del  governo e dell’Italia intera … riuscirà il nostro eroe a scappottarsela?
La fantasia galoppa, riempiendo di scenari possibili e impossibili questo fine agosto su giornali e tv: addirittura molti giornalisti di alcune trasmissioni hanno rinunciato alle ferie pur di ammorbarci coi loro pronostici, aiutati, in studio, da pitonesse, falchi, colombe… insomma, uno zoo mediatico!
Impossibile o alquanto strano strologare su ciò che sarà, su come accetterà le decisioni B. o su dove voleranno falchi e colombe e se la pitonessa continuerà a strisciare…
Intanto anch’io faccio galoppare la mia fantasia, prefigurandomi scenari possibili nei prossimi mesi per il lato B. dell’Italia.

A settembre B. agli arresti domiciliari a Palazzo G., grida a gran voce dalla finestra che prima di tutto viene l’Italia, che il governo deve andare avanti, che la fresca condanna per contrabbando di sigarette a suo danno è una menzogna, perché tutti sanno che lui non fuma.

A settembre B. convoca i suoi ministri nel carcere di San Vittore 2, costruito da lui stesso a tempo di record, ogni cella è dotata di laghetto con papere… comunica ai suoi ministri che presto evaderà, senza spargimento di sangue.

A ottobre B., in seguito ad un gemellaggio tra carceri, si trasferisce un paio di settimane nel carcere di San Quintino, dove invita re Giorgio I, confermandogli ancora il pieno sostegno al governo attuale.

A novembre B. evade da San Quintino e va al Quirinale da Giorgio I e si fa fotografare  con la tradizionale divisa a righe orizzontali dei carcerati tra i corazzieri, facendogli firmare la palla al piede. Ribadisce il pieno sostegno all’attuale governo e riparte subito per la sua villa in Sardegna, che ha fatto già classificare come penitenziario e dove sconterà il resto della pena.

A dicembre B., su imposizione di Giorgio I al Presidente del Consiglio, viene nominato Presidente della Corte di Cassazione.

Intanto Giorgio I a reti unificate rivolge un appello alla fiducia nella giustizia italiana.

liberamente tratto, modificato e personalizzato  da un articolo di Michele Serra

lunedì 26 agosto 2013

Corsi e ricorsi storici

Pensate un po' quale testo doveva capitarmi tra le mani !...


scrisse Elsa Morante


Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuol rappresentare.

                                                                                          Elsa Morante”

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...

sabato 24 agosto 2013

Il silenzio degli innocenti



 
 
Siria: dall'inizio della crisi 500 i bambini uccisi con armi e gas nervini , altri centinaia di migliaia arrestati
arbitrariamente, torturati e abusati sessualmente durante la detenzione, un milione i rifugiati... ma in questi 3 anni dov'erano i GRANDI DELLA TERRA?
 
Restiamo umani




domenica 18 agosto 2013

Made in Italy


Ieri da due aeroporti italiani sono partiti diversi aerei vuoti (a spese nostre) per andare a “riacciuffare” quei turisti italiani, circa 20.000, che in barba agli avvisi del ministero degli esteri e ai consigli delle agenzie di viaggio che hanno proposto loro di cambiare itinerario, sono comunque partiti per godersi la loro vacanza in quell’inferno che è diventato l’Egitto in questi ultimi tempi. Per carità, ognuno è libero di trascorrere le vacanze dove vuole e beati loro che hanno questa opportunità di visitare luoghi sempre più esotici e distanti dall’Italia! Però…però… a parte la temerarietà con cui affrontano questi viaggi in zone dove incombono guerre civili e lotte intestine, io, da italiana, vorrei fare delle semplici osservazioni, che sicuramente qualcuno troverà banali o scontate, ma viene spontaneo chiedermi: quanti milioni di euro spendono questi privilegiati in tutto l’anno (sì, perché quei 20000 in Egitto sono solo una minima parte del movimento turistico annuale)  per le vacanze esotiche? Tanti, tantissimi … allora, considero tra me, almeno quest’anno che la crisi ha raggiunto il top qui da noi, non era meglio destinare quel pacco di euro in vacanze da trascorrere in questa splendida Italia, che alla fine niente ha da invidiare ad altri paesi? Quanti lavoratori stagionali nel settore turistico-alberghiero sono rimasti senza lavoro, perché quest’anno la maggior parte degli italiani ha preferito la vacanza “mordi e fuggi”? che senso ha portare soldi in altri paesi, quando qui da noi farebbero veramente comodo in questo momento così pesante? Ma, purtroppo il made in Italy non piace agli italiani che scelgono sempre pacchetti e prodotti stranieri: dobbiamo cambiare l’automobile? … ne compriamo una di marca tedesca, contribuendo così ad accrescere il pil di un paese che, se non stiamo attenti, fra un po’ fagociterà l’Europa intera … oppure: dobbiamo comprare birra? ma naturalmente deve essere tedesca, sennò che birra è? … e vogliamo parlare dei prodotti cinesi che ormai hanno invaso i nostri mercati, vendendo articoli di dubbia fabbricazione? E ci sono tanti altri comportamenti che hanno portato le nostre industrie, grandi, medie e piccole a chiudere o a trasferirsi in quei paesi dove il costo-lavoro è più basso, aumentando così il numero dei disoccupati italiani…
Secondo me proprio perché stiamo attraversando questo periodo sotto…pil, forse è bene rispolverare un po’ del nostro orgoglio italiano, riappropriarci della nostra identità, sempre più appannata da questo universo mondo globalizzato
“Perché sono orgoglioso d’essere italiano?” E’ la domanda che dovremmo porci. Pochi mesi fa una maestra in una scuola elementare del Veneto (terra leghista per eccellenza) ha dato un tema per casa ai suoi alunni, dal titolo: “Perché mai è bello essere italiani?” Uno dei bambini, tra gli altri motivi, ha elencato: “perché mi chiamo Leonardo come Leonardo da Vinci”; “perché facciamo la pizza”, ma anche “perché mi piace la focaccia genovese”; “perché i nonni da noi sono importanti”; ma anche “perché i figli sono tutti uguali”; “perché gli Svizzeri c’hanno il cioccolato, ma noi la Nutella; “perché in Italia ci si diverte… un mondo”; “perché c’è chi può parlare ladino, francese o arabo ed è comunque italiano”; “perché abbiamo le Frecce tricolori’”, ma anche “perché accogliamo chi si rifugia”; “perché siamo ‘made in Italy’” e, chiusa deliziosa, “perché sogno in italiano”

Nella sua perfetta ingenuità infantile, proprio una bella iniezione d’ottimismo e speranza in una nazione migliore.   

 



venerdì 16 agosto 2013

Storia di Ferragosto

Pubblico questa storia ( bella ? commovente? patetica?) anonima che sta spopolando il web e già eletta come "caso letterario dell'anno".
Ma chi l'ha scritta? È una storia vera? O magari è tutta opera di uno scrittore che si è voluto divertire un po'? Forse non lo sapremo mai... e forse è meglio così.
 
 
Ti ho vista sul treno della linea Q di Brooklyn diretto a Manhattan. Io indossavo una maglietta a righe blu e un paio di pantaloni marrone rossiccio. Tu indossavi una gonna vintage rossa e un'elegante camicetta bianca. Entrambi portavamo gli occhiali. Immagino che li portiamo ancora adesso.
Tu sei salita a DeKalb, ti sei seduta di fronte a me e ci siamo guardati negli occhi, per poco tempo. Mi sono innamorato un po' di te, in quel modo stupido di quando immagini una persona diversa da quella che stai guardando. E ti innamori di lei. Tuttavia, credo ancora che in fondo ci fosse davvero qualcosa.
Ci siamo guardati parecchie volte. Poi abbiamo distolto entrambi lo sguardo. Ho provato a immaginare qualcosa da dirti  -  forse fare finta di non sapere dove eravamo diretti e chiederti indicazioni, oppure dire qualcosa di carino sui tuoi orecchini a forma di stivale, o semplicemente "che caldo!". Ma mi sembrava così banale.
A un certo punto ti ho sorpreso mentre mi osservavi. E tu hai distolto immediatamente lo sguardo. Hai tirato fuori un libro dalla borsa e hai iniziato a leggerlo  -  una biografia di Lyndon Johnson  - , ma mi sono accorto che non hai girato pagina neppure una volta.
Dovevo scendere a Union Square, ma a Union Square ho deciso di restare a bordo. Ho pensato che avrei potuto prendere la Linea 7 scendendo alla 42esima Strada, ma poi non sono sceso neppure alla 42esima. Anche tu devi aver saltato la tua fermata, perché siamo finiti entrambi al capolinea di Ditmars. Qui siamo rimasti seduti, tutti e due, in attesa.
Ho inclinato la testa verso di te con curiosità. Tu ti sei stretta nelle spalle e hai tenuto in mano il libro, come se il motivo fosse quello. Ma non ho detto niente. Abbiamo ricominciato il tragitto all'incontrario  -  giù lungo Astoria, attraverso l'East River, spostandoci attraverso Midtown, da Times Square a Herald Square a Union Square, passando sotto SoHo e Chinatown, transitando sul ponte e tornando a Brooklyn, superando Barclays e Prospect Park, e ancora Flatbush e Midwood e Sheepshead Bay, fino in fondo a Coney Island. E arrivati a Coney Island, sapevo che dovevo dire qualcosa.
Ma non ho detto niente. Così siamo ripartiti di nuovo. Abbiamo fatto su e giù lungo la linea Q, tante tante volte. C'era folla nell'ora di punta, poi non più. Abbiamo visto il sole tramontare su Manhattan mentre attraversavamo l'East River. Mi sono dato delle scadenze: adesso le parlo prima di arrivare a Newkirk; anzi, no, prima di Canal. Invece sono rimasto zitto.
Per mesi siamo rimasti seduti nel vagone, senza dirci niente. Siamo sopravvissuti grazie a sacchetti di caramelle Skittles venduteci da alcuni ragazzini per finanziare le loro squadre di basket. Forse in treno abbiamo ascoltato un milione di musicisti di mariachi, e per poco non siamo stati presi a calci in faccia da centinaia di migliaia di ballerini di break dance. Ho fatto l'elemosina fino a restare senza banconote da un dollaro. Quando il treno risaliva in superficie ricevevo sms e messaggi vocali ("Dove sei? Che cosa ti è successo? Stai bene?"), fino a quando la batteria del mio cellulare si è spenta.
Le parlerò prima dell'alba. Le parlerò prima di martedì. Più aspettavo, più diventava difficile. Che cosa avrei mai potuto dirti a quel punto, mentre superavamo quella stazione per la centesima volta? Forse, se fossimo ritornati alla prima volta in cui la linea Q aveva cambiato tragitto sulla linea locale R del weekend, avrei potuto dire: "Così non va bene ". Ma ormai non potevo più dirlo, vero? Mi prenderei a calci da solo per giorni interi se penso a quante volte hai starnutito: perché non ti ho detto: "Salute!"? Quella semplice parolina sarebbe stata sufficiente a farci immergere in una conversazione. E invece siamo rimasti seduti in quell'insulso silenzio.
Ci sono state serate in cui eravamo le uniche due anime a bordo di quella carrozza, forse di tutto il treno, e anche in quel caso mi sono imbarazzato all'idea di disturbarti. Sta leggendo il suo libro, pensavo, non vuole comunicare con me. Tuttavia, ci sono stati momenti in cui ho avvertito un legame. È capitato che qualcuno gridasse qualcosa di folle su Gesù e noi ci siamo subito guardati, come per registrare le reazioni dell'altro. Una coppia di adolescenti è scesa, tenendosi per mano, ed entrambi probabilmente abbiamo pensato: L'Amore dei Giovani.
Per sessant'anni siamo rimasti seduti su quella carrozza, fingendo a malapena di non notarci a vicenda. Alla fine ti ho conosciuta così bene, seppur superficialmente. Ho memorizzato le pieghe del tuo corpo, i contorni del tuo volto, il tuo respiro. Una volta ti ho visto piangere, dopo aver dato un'occhiata al giornale di un vicino. Mi sono chiesto se tu stessi piangendo per qualcosa di specifico o soltanto per il passare del tempo in genere, impercettibile e all'improvviso percettibile. Volevo darti conforto, avvolgerti nelle mie braccia, rassicurarti, dirti che sarebbe andato tutto bene, ma mi sembrava troppo sfacciato. E così sono rimasto incollato al mio posto.
Un giorno, a metà pomeriggio, ti sei alzata mentre il treno entrava nella stazione di Queensboro Plaza. Il solo alzarti in piedi ti è risultato difficile. Non lo facevi da sessant'anni.
Reggendoti ai corrimano, sei riuscita ad arrivare fino alla porta. Hai esitato un po', forse aspettando che io ti dicessi qualcosa, dandomi un'ultima possibilità di fermarti. Ma, invece di liberare le mie pseudo-conversazioni soffocate per una vita intera, sono rimasto in silenzio. E ti ho visto scivolare via tra le porte scorrevoli.
Solo dopo alcune fermate mi sono reso conto che te ne eri andata davvero. Ho aspettato che tu risalissi in metro, per sederti accanto a me e appoggiare la testa sulla mia spalla. Senza dire nulla. Non era necessario.
Quando il treno è tornato a Queensboro Plaza, mi sono sporto. Forse eri lì, in banchina, ancora in attesa.
Forse ti avrei visto, sorridente e radiosa, con i lunghi capelli grigi agitati dal vento del treno in arrivo.
Invece no. Eri andata via. E allora ho capito che molto probabilmente non ti avrei più rivista. E ho pensato a quanto è incredibile poter conoscere qualcuno per sessant'anni e malgrado ciò non conoscere per niente quella persona.
Sono rimasto a bordo finché non sono arrivato a Union Square. Sono sceso e ho preso la linea L.
Traduzione di Anna Bissanti

15 agosto 2013)

 

domenica 11 agosto 2013

Nel torbido si pesca meglio ???


Io un’idea me la son fatta, anzi è stato dapprima un flash saettante che mi ha attraversato la mente subito, appena è stata data la notizia dell’intervista ad un quotidiano del giudice che ha letto quella sentenza lì , poi dopo ha preso sempre più corpo ed è diventata, quasi, ... una convinzione. Questa: quel giudice lì ha ceduto l’intervista e commentato la sentenza (non poteva farlo, perché non è ancora stata depositata) per intorbidire le acque, per far riscrivere quella sentenza a favore di… per prendere e perdere tempo … voi che ne pensate? quali menti eccelse, illuminate e diaboliche ci governano!!! Staremo a vedere…

lunedì 5 agosto 2013

Io sono i-n-n-o-c-e-n-t-e-e-e-e-e ! ! !


Il perché me lo sono chiesta spesso. Che ricetta  adotta per sottomettere i professionisti della politica? Non è sufficiente la maniera di proporsi alla gente per giustificare il successo imprevedibile ed immediato. Neppure l’immagine di vincente ed ottimista può abbagliare in assenza di risposte. Quell’aria da guascone, infarcita di un pizzico di americana platealità, ha catturato. Riesce a muovere grandi quantità di folla (pagata?). Senza ritenere che si tratti di idioti ingenui, adotta un collante di grande presa. Dice ciò che serve. Anche con una condanna sulle spalle, non giova ricordare che andrà peggio e cosa lo aspetta. Serve invece pensare come fregare tutti per uscire da questa caduta ingiusta causata da una giustizia ingiusta e tentare una reazione di orgoglio. Anche se non fornisce come, dove, quando e perché, ma solo certezze, lasciando spazio almeno alla speranza di quanti vorrebbero farlo rimanere lì, primo perché altrimenti perderebbero la poltrona, secondo perché la maggior parte dei suoi adepti sono evasori fiscali e, perciò, temono che la stessa sorte possa capitare a loro, visto che una volta tanto  la magistratura ha messo in atto che “la legge è uguale per tutti”.
Gli avversari politici si accaniscono sulle difficoltà incombenti, mentre  lui  sentenzia che nulla accadrà, tutto sarà come prima, e, forse, alla fine vorrà essere anche ringraziato …  
Propone soluzioni ad personam, come le leggi che ha varato nell’ultimo ventennio, auspica  soluzioni immediate e risultati subito spendibili: avere la grazia da Giorgio I (ma può un presidente della repubblica creare un simile precedente?), cambiare la Costituzione (naturalmente gli articoli che non gli stanno bene), riformare immediatamente la giustizia, altrimenti…
Mamma mia che delirio di onnipotenza! ma non si vergogna? Si sta comportando come quelle serpi che prima di morire continuano a sbattere la coda fino all’ultimo…
Appare evidente anche ai più distratti che quello che fa lo fa non per passione, ma per  appagamento personale: gli piace vedere la folla(pagata?) ai suoi piedi, che applaude al suo delirio oratorio, non capendo cosa ci sia veramente dietro quell’eloquio aggressivo e destabilizzante. Anche questa sua specifica caratteristica sta demolendo le ultime riserve di  coloro che nella politica lo hanno sempre sostenuto,  identificando anche lui e il suo esercito nel  "magna magna" generalizzato.

domenica 4 agosto 2013

Il nostro anniversario



oggi 39 anni di matrimonio...
                                                     Auguri!