“Quante fra noi, avrebbero fisicamente paura nel dire al proprio uomo: "Ti lascio?"
E’ un un agosto di violenze contro le donne questo, simile agli altri mesi che lo
hanno preceduto. Dall’inizio dell’anno sono 42 le donne cadute sotto la
furia dei compagni con i quali avevano diviso la loro vita. Lo
sappiamo già: altre cadranno e non per un’improvvisa emergenza femminicidio ma a
causa di un fenomeno culturale che accompagna da millenni le relazioni tra
uomini e donne.
I femminicidi si ripetono ormai con
troppa frequenza e sempre all’ origine di essi vi è una
relazione conflittuale: la rabbia e la distruttività maschile esplodono
e colpiscono uccidendo compagne, amanti, amiche anche per un
desiderio non corrisposto, oppure si accanisce su donne che si
prostituiscono o sono prostituite come fossero cose e non persone.
Troppi
uomini non tollerano il conflitto nella relazione con una donna
perché mette a nudo la loro vulnerabilità; il conflitto porta
dolore, paura della dipendenza e dell’abbandono, senso di solitudine e troppe volte la
risposta a questi sentimenti è una violenza feroce. Nemmeno la
paternità o l’affetto per i figli ferma questi uomini, nemmeno il pensiero
delle conseguenze sulle loro vite. Essi sono il frutto velenoso
dell’incapacità degli uomini di vivere i conflitti con le donne perché
l’identità maschile è costruita sulla base di un rapporto di dominio sulle
donne e sulla pretesa subalternità del
ruolo femminile.
In
tutto questo c’è un’aggravante, secondo me: questi uomini còlti improvvisamente da raptus (ai quali non credo)
hanno i neuroni bruciati da droghe, alcool e da altre sostanze distruttive, di
cui fanno uso fin dall’adolescenza, che gli lacerano il cervello e, anche se
smettono o si disintossicano, vanno incontro alla depressione che li spinge al
suicidio a commettere omicidi o omicidi-suicidi.
Forse
il mio è solo un film frutto della mia immaginazione, ma non mi vengano a dire
che un padre che ammazza moglie e figli e poi va a godersi la partita di calcio
con gli amici, sia stato colto da “improvviso raptus” o “disturbo morale … non
ci credo, non ci posso credere, non ci voglio credere!!!