martedì 19 agosto 2014

Ti lascio...

 Quante fra noi, avrebbero fisicamente paura nel dire al proprio uomo: "Ti lascio?"
E’ un  un agosto di violenze contro le donne questo, simile agli altri mesi che lo hanno preceduto.  Dall’inizio dell’anno sono 42 le donne cadute sotto la furia dei compagni con i quali avevano diviso la loro vita. Lo sappiamo già: altre cadranno e non per un’improvvisa emergenza femminicidio ma a causa di un fenomeno culturale che accompagna da millenni le relazioni tra uomini e donne. 
I femminicidi si ripetono ormai con troppa frequenza e sempre all’ origine di essi vi è  una relazione conflittuale: la rabbia e la distruttività maschile esplodono e colpiscono uccidendo compagne, amanti, amiche anche per un  desiderio non corrisposto, oppure si accanisce su donne che si prostituiscono o sono prostituite come fossero cose e non persone.
Troppi uomini non tollerano il conflitto nella relazione con una donna perché mette a nudo la loro vulnerabilità; il conflitto porta dolore, paura della dipendenza e dell’abbandono, senso di solitudine e troppe volte la risposta a questi sentimenti è  una violenza feroce. Nemmeno la paternità o l’affetto per i figli ferma questi uomini, nemmeno il pensiero delle conseguenze sulle loro vite. Essi sono il frutto velenoso dell’incapacità degli uomini di vivere i conflitti con le donne perché l’identità maschile è costruita sulla base di un rapporto di dominio sulle donne e sulla pretesa subalternità del ruolo femminile.
In tutto questo c’è un’aggravante, secondo me: questi uomini còlti  improvvisamente da raptus (ai quali non credo) hanno i neuroni bruciati da droghe, alcool e da altre sostanze distruttive, di cui fanno uso fin dall’adolescenza, che gli lacerano il cervello e, anche se smettono o si disintossicano, vanno incontro alla depressione che li spinge al suicidio a commettere omicidi o omicidi-suicidi.
Forse il mio è solo un film frutto della mia immaginazione, ma non mi vengano a dire che un padre che ammazza moglie e figli e poi va a godersi la partita di calcio con gli amici, sia stato colto da “improvviso raptus” o “disturbo morale … non ci credo, non ci posso credere, non ci voglio credere!!!



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