domenica 26 ottobre 2008

Omaggio a papà


Ciao, papà...quanto tempo, vero?...ne é passato molto, quasi 15 anni...e sono qui a scriverti. Cosa?...non lo so, ci provo a raccontarti qualcosa di questi quindici anni, anche se, ne sono convinta, sai già tutto...
Allora comincio col parlarti della tua Sardegna: sono andata in occasione dei miei 25 anni di matrimonio e ci sono tornata in seguito, perchè la Sardegna è come l'Africa: se vai una volta, devi necessariamente tornarci!!!
Era un forte desiderio che sentivo, quasi una necessità, come andare alla ricerca delle mie radici...e ho trovato risposta a tutte le domande che mi ero sempre posta ed ho visto te, la tua figura di padre, in modo diverso...ho capito tante cose...i tuoi silenzi, il tuo modo di "dare amore", scevro da sentimentalismi e smancerie che, come avviene per altri figli, portano solo insicurezze e disagi. Ho visitato la casa dove sei nato, il fontanino sulla strada dove bevevi; ho conosciuto zia Stella che ti ha cresciuto come un figlio e desiderava tanto rivederti! Povera zia Stella!..ora non c'è più, ma ricordava tutto di te, mi ha raccontato tante cose della tua infanzia non certo felice, in un paese della Sardegna di quasi 90 anni fa! Oggi, certo, Magomadas è un paese ameno, accogliente, con strade asfaltate e a strapiombo su quel mare apprezzato e invidiato, ma che ai tuoi tempi era vissuto come una barriera, un ostacolo, un nemico che vi divideva dal "continente". Ho quindi capito le ragioni che ti hanno indotto ad andar via: migliorare la tua condizione, assicurarti un futuro, "partecipare" alla vita di quel "continente" che era un richiamo fortissimo. Sicuramente oggi un giovane sardo difficilmente lascerebbe la sua "Jchnusa" (antico nome della Sardegna che significa "impronta di Dio", perchè Dio quando finì di creare il mondo volle lasciare la sua impronta... e la Sardegna ha la forma di una grossa orma di piede) perchè oggi il "continente" non offre più lavoro e opportunità, ma solo chiacchiere inutili. Ecco, le chiacchiere... ho apprezzato i tuoi silenzi, e mi sono resa conto che spesso una parola non detta vale più di tante inutili chiacchiere.Quel tuo carattere chiuso, la tua serietà, scambiata per severità o, peggio, per "cattiveria", ad alcuni faceva proprio paura, perchè, come succede oggi con gli extracomunitari - quando non si conoscono gli usi e i costumi degli altri paesi - la paura induce a demonizzare le persone: quello è un musulmano, oppure quello è un rumeno... così è stato per te: quello è un sardo, viene dalla Barbagia, dove vivono i banditi...Come siamo stati ignoranti e cattivi noi, non tu, che hai cercato di insegnarmi a vivere senza fronzoli e orpelli, con i piedi ben piantati per terra ed hai lasciato una forte "impronta" in me. Vedi, papà, io sono convinta che i genitori debbano lasciare un messaggio forte ai figli, non debole, perchè la debolezza li rende insicuri, inadatti ad affrontare il mondo e, ti garantisco, che per affrontare il mondo d'oggi (peggiorato di molto da quando non ci sei più) ci vogliono gli anfibi, altro che tacchi a spillo e look di D&G! Spero che sarò brava con i miei figli, ma non è facile...già, i miei figli. Se tu ci fossi ancora penso che saresti contento di loro: hanno seguito un percorso "normale" di vita, improntato a regole di serietà e, finora, mi hanno dato soddisfazioni...speriamo bene, ho sempre paura, visti i tempi e tutto ciò che si sente... Tu dagli uno sguardo, ogni tanto, proteggili, perchè noi genitori da soli non ce la facciamo, ci vuole anche l'occhio benevolo di un nonno che ricordano sempre con rispetto e affetto. Ciao, caro papà...TVB


sabato 25 ottobre 2008

Testamento ai miei figli




E lascio nei vostri occhi
il seme della mia speranza
le immagini del mio vissuto
e il mio dolore
ed anche
vi lascio
i miei istanti di fragilità,
i gigli del mio candore
stupefatto,
la mia ansia
e la immensa felicità
che mi dette
il vostro sorriso.
Non piangete
perciò
quando più non sarò
per consolarvi:
vi lascio in eternità
l'amore mio.

22 Settembre...


Sdraiata all'ombra d'un filo d'erba
il pennello del sole
di tramonto mi tinge,
ed ascolto ogni istante passare.

Oggi
mi ha invecchiata di un anno
oggi
non gli serbo rancore.

Non ho gambe flessuose
né ho pelle di seta,
non ho folti capelli d'inchiostro
né ho occhi di giada
da immolare
alla sua cupidigia
e su cui dover piangere dopo.

Io posseggo soltanto una cosa:
l'anima,
e quando esigerà la mia vita
neanche allora il tempo
potrà portarmela via.

domenica 12 ottobre 2008

La magia di Parigi





Mi sono recata a Parigi per festeggiare i 30 anni di mia figlia: è stato il mio regalo per lei, ma, alla fine, è un regalo che ho fatto anche a me stessa, dal momento che era tanto tempo che io e Stefania non passavamo tanto tempo insieme. Ed è stato bellissimo trascorrere quei momenti nell' atmosfera magica di Parigi. Sono stati giorni di grande emozione, in quanto visitare la capitale francese è un'esperienza unica e romantica. L'hotel prenotato era piccolo, ma in una zona davvero meravigliosa: Montmartre, a 100 m. dal Mouline Rouge. Questo quartiere parigino è rinomato perché è il quartiere degli artisti, dei pittori, dei caffè e delle brasserie; e noi ogni mattina abbiamo gustato il caffè (caffè per modo di dire!) nel bar dove è stato girato il film "Il favoloso mondo di Amelie", il cafè des Deux Moulins. Nel quartiere vi sono alcune scalinate con dei suggestivi balconi che uniscono le vie più basse a quelle più alte, in un crescendo di bellezza, che porta fino alla cima della collina, dove la favolosa chiesa del Sacré Coeur (dove, manco a dirlo, sono caduta!!!) domina l'intera città.
Non voglio qui dilungarmi sull'itinerario seguito,
"...ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte"
cioè, come dice il Sommo poeta, voglio qui raccontare delle cose che più mi hanno fatto vivere forti emozioni, lasciandomi dentro qualcosa.
Cominciamo dalla fisicità di Parigi: urbanisticamente imponente, ordinata, pulita, civile...e i parigini?...che popolo educato, rispettoso, civile!... di quella civiltà che qui da noi, da Milano a Canicattì, non solo a Terronia, non è pensabile, perchè non appartiene alla nostra cultura. Non sono quella che "solo perchè è stata a Parigi...": ho girato un pò l'Europa e non mi è sembrato di aver trovato altrove i comportamenti dei parigini, siano essi bianchi o di colore.
Durante la permanenza abbiamo visitato la maggior parte dei monumenti importanti che la caratterizzano: il Museo del Louvre, meraviglioso... ed è stato lì che ho incontrato nuovamente la sindrome di Sthendal: quando mi son trovata dinanzi la Nike di Samotracia: che spettacolo! Superba dea della vittoria (ma io la indicherei come il simbolo della libertà delle donne, ancora di là da venire...): a vederla sprigiona forza, armonia e ha l'incedere deciso di chi va contro i venti contrari.
Anche la Venere di Milo è monumentale, ma non mi ha dato le stesse sensazioni della Nike.
Nei tre musei di arte contemporanea che abbiamo visitato (bellissimo il Centre Pompidou), mi sono completamente "persa" ammirando le opere di Picasso, Modigliani, Mirò, Toulouse-Lautrec, Mondrian, Marcusi: sono autori contemporanei che apprezzo molto, anche se nella "cultura" della nostra famiglia sono stati trascurati, ho curato la loro conscenza, perchè, per me, l'arte è arte, tutta, non può esse settoriale e relegata solo alle produzioni del Rinascimento o del periodo Ellenistico.
Altra forte emozione: visita ai cimiteri di Belville e di Montparnasse, dove ho incontrato Baudelaire, Marcusi, Chopin, Modigliani, Oscar Wilde, Edith Piaf... e tanti, tanti scrittori e artisti di tutte le nazionalità e, ancora una volta mi si è presentata netta la differenza con le nostre tradizioni: in Francia le tombe son tutte per terra, senza lapidi, solo il nome scritto con caratteri semplici, su una lastra di cemento. Niente fiori, niente lampade: solo centesimi nascosti sotto sassolini, che faranno da viatico per Caronte. In Italia anche i cimiteri sono chiassosi, sfarzosi (qui da noi, sono come ville holliwoodiane!). Un mio amico nato in Francia e vissuto lì 14 anni, mi ha detto che se la tomba non si tiene decorosamente (cioè pulita), te la levano pure!
Non potevamo farci mancare un tuffo nella scienza & tecnologia e così, nel quartiere La Villette, abbiamo visitato la "Citè des Scientes & de l'industrie": una vera città tecnologica, dove ci siamo cimentate a "giocare" con le mille diavolerie esposte e c'era anche in esposizione la macchina che ho sempre desiderato possedere: la due cavalli della Dyane, quella con il cambio vicino allo sterzo. Che bella, ed era pure viola!!!
Caldo e affascinante il Quartiere Latino, dove abbiamo comprato libri sulla stessa bancarella dove li comprava Heminguay! che storia...e quanta bella gente, di tutto il mondo, di ogni colore, veramente un brodo di multietnìa!
E la Torre Eiffel? Eccola lì che si erge dall'alto dei suoi 300 metri... non mi piaceva prima e non mi piace ora che l'ho vista da vicino (proprio come la Gioconda)...sarò bacchettona e antiquata, ma le costruzioni in ferro non mi piacciono e poi, per me, la Torre è solo una: quella di Pisa!
Sono tante e poi tante le cose che abbiamo visto che siamo tornate in Italia con gli occhi e il cuore pieni di meraviglia...meraviglia che è subito svanita quando, atterrati a Fiumicino, un'orda di gente strepitava, urlava al cellulare, litigava per i bagagli persi...la solita caciara all'italiana!
Ciao, Parigi, è stata una gioia conoscerti e grazie per avermi fatto vivere con Stefania momenti affettuosi e gioiosi.