mercoledì 9 luglio 2008

La sindrome di Stendhal




E' stato Leonardo a dire che l'artista, in quanto creatore, è quasi Dio.
Io stessa ho avuto questa sensazione quando, in preda alla sindrome di Stendhal, mi ritrovai di fronte i cartoni realizzati da mio Nonno, per gli affreschi della Cattedrale di Campobasso... un fortissimo giramento di testa, il cuore a mille, un vortice di pensieri nel mio stato confusionale, ma un'unica certezza, per me, in quel momento: quelle erano opere di un'artista, non di Dio, ma la cui mano, il cui cuore erano stati guidati da Dio... e chi altri?
E mi tornarono in mente le parole della mia cara nonna quando, di ritorno da Baranello dove il Nonno aveva dipinto un meraviglioso paesaggio, guardò prima la tela, poi con la semplicità che la contraddistingueva e con gli occhi pieni di stupore, gli chiese:"Amedé, ma che ci tieni nelle mani?".
Semplice la mia nonna, musa ispiratrice, spesso modella delle opere, perchè per Nonno rappresentava la Mamma, la Madonna, colei che ama, che accetta, soffre per i figli, senza "disturbare" l'artista , lasciandolo libero di inseguire e raffigurare i suoi angeli, i suoi pensieri sempre ispirati da una profonda ed incrollabile Fede nella pittura... perchè Nonno amava la pittura in quanto tale, perchè lo avvicinava al Cielo, alle stelle... a Dio, quello stesso Dio che amorevolmente gli guidava la mano.
Ciò che ho sempre ammirato in mio Nonno è stata la sua mente, assetata di conoscenze, che fermava la sua attenzione su tutto ciò che gli si poneva davanti. Ricordo una volta che spostai maldestramente una sedia e, immancabilmente, provocò un rumore: "rumore" per un profano, ma non per Lui, che subito individuò in quel rumore la nota musicale "DO". La sua mente non indagava solo attraverso la pittura, ma dilatava il proprio raggio d'azione in ogni campo dello scibile, in tutto ciò che era bello e proprio la ricerca del bello è stata la sua forza: il bello in tutte le sue manifestazioni, naturali e spirituali. La sua era la personalità di un artista la cui pittura, al di sopra del fatto creativo, poneva il suo personale bisogno di analisi ed autoanalisi: si riteneva "presuntuoso" in quanto artista e "gli artisti devono per forza mettere in mostra ciò che realizzano..." e questo cozzava con la sua forte umiltà di uomo, timoroso di Dio e del giudizio degli altri.
Chi si appresta ad ammirare gli affreschi disseminati nelle varie chiese molisane, italiane ed estere, non riesce a coglier le sottigliezze del programma teologico, filosofico... avverte, però l'altissimo messaggio artistico, poetico e spirituale. Perchè in un'opera d'arte, si sa, è impossibile dissociare i contenuti dalla forma in quanto, come già Michelangelo spiegò: "In arte il contenuto è la forma stessa".

E questo concetto mio Nonno lo ha fatto suo: lo ha accordato ai suoi pensieri, ai propri sentimenti.


... continua