venerdì 31 gennaio 2014

Peccato...

Peccato. Peccato vedere tutte le giovani promesse che solo pochi mesi fa avevano portato un felice vento nuovo con i loro zainetti nel Parlamento trasformarsi nel solito rabbioso giro di chi non sa che altro fare.

Assalti ai banchi del governo con memoria di Ombre Rosse: la carica verso la presidenza parte da un capofila che si muove dall'alto e fa segno ai suoi di uscire dai banchi con gesti da indiani.

Bavagli tirati sulla bocca, come di fronte alla polizia in piazza, salti con slancio sui banchi del governo e attacco ai commessi di Montecitorio degni di scontro con i Navy Seal. E paroloni, paroloni - "boia", "golpisti", "affamatori" - tirati in aria senza testo e senza contesto dunque come coriandoli in un anticipo di Carnevale.

Fino alla Carnevalata più grossa di tutte, appunto, l'autoinvestitura di Beppe Grillo, che di fronte a una magnifica finestra di una bella stanza, annuncia che la democrazia è morta e tocca a lui ora guidare i nuovi partigiani (siete dei guerrieri meravigliosi."  (blog Beppe Grillo)

Quello che è stato descritto come un assalto alla democrazia, è stato in effetti solo una messa in scena organizzata da dilettanti della sceneggiatura.

Peccato, davvero. Soprattutto perché di gente che urla e grida e assale in sostituzione di parole e fatti l'Italia ne ha conosciuta molta. Ma questi non si chiamano forse fascisti, caro Grillo? Altro che partigiani!


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