Peccato. Peccato vedere tutte
le giovani promesse che solo pochi mesi fa avevano portato un felice vento
nuovo con i loro zainetti nel Parlamento trasformarsi nel solito rabbioso giro
di chi non sa che altro fare.
Assalti ai banchi del governo
con memoria di Ombre Rosse: la carica verso la presidenza parte da un capofila
che si muove dall'alto e fa segno ai suoi di uscire dai banchi con gesti da
indiani.
Bavagli tirati sulla bocca,
come di fronte alla polizia in piazza, salti con slancio sui banchi del governo
e attacco ai commessi di Montecitorio degni di scontro con i Navy Seal. E
paroloni, paroloni - "boia", "golpisti",
"affamatori" - tirati in aria senza testo e senza contesto dunque
come coriandoli in un anticipo di Carnevale.
Fino alla Carnevalata più
grossa di tutte, appunto, l'autoinvestitura di Beppe Grillo, che di fronte a
una magnifica finestra di una bella stanza, annuncia che la democrazia è morta
e tocca a lui ora guidare i nuovi partigiani (siete dei guerrieri meravigliosi." (blog Beppe Grillo)
Quello che è stato descritto come un assalto alla democrazia, è stato in effetti solo una messa in scena
organizzata da dilettanti della sceneggiatura.
Peccato, davvero. Soprattutto
perché di gente che urla e grida e assale in sostituzione di parole e fatti
l'Italia ne ha conosciuta molta. Ma questi non si chiamano forse fascisti, caro
Grillo? Altro che partigiani!
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