mercoledì 3 agosto 2011

Il treno ha fischiato...

Prendo spunto dal titolo della novella di Pirandello per parlare del mezzo di locomozione che amo e utilizzo per spostarmi quando viaggio fuori dalla mia regione: il treno.
Il treno ha sempre suscitato in me un fascino particolare: mi piace il suo rumore, il suo fischio, sia che lo veda passare in una campagna addormentata, sia che io stessa stia viaggiando proprio su quel treno.
E’ un insieme di suoni e odori, rumori e silenzi, luci attenuate e ricordi. Flash di film e pagine di libri lontani. Sempre e comunque con un certo alone di mistero.
La velocità moderata, le soste in piccole e grandi stazioni, gli immancabili rallentamenti, mi danno  modo di ammirare paesi, paesini, città e cittadine che altrimenti non vedrei mai; la sequenza dei paesaggi si srotola come una pellicola e poi rimane lì, impressa nei miei occhi, nella mia memoria. I luoghi e gli spazi che attraverso, cullati dal movimento dei vagoni sulle rotaie sono l'essenza stessa del viaggio. Dai treni vedo l'Italia: incontro persone che vengono dai luoghi più distanti e si spostano per motivi diversissimi. Giovani o vecchi, belli o brutti, scorbutici o educati, mi piace scambiare due parole coi miei compagni di viaggio: si possono scoprire cose belle ma è soprattutto una questione di empatia prima che di contenuti.
Un’esperienza completa che inizia dal fischio del treno e termina quando giungo a destinazione e l’arrivo del treno in stazione suscita sempre un certo fascino, credo in tutti noi…non a caso è stato uno dei primi film della storia, ad opera  dei fratelli Lumiére.
Quando salgo sul treno prendo subito posto vicino al finestrino, per  perdermi nel paesaggio che scorre veloce e con esso i mille intrecci di pensieri che seguono il loro corso.
Non tutti amano viaggiare in treno, perché lo trovano troppo lento, troppo scomodo, con troppi disservizi.
Certamente per chi lavora e in una giornata deve raggiungere posti troppo distanti tra loro il treno è scomodo e non sempre gli orari conciliano. Però, io dico, per chi deve andare in vacanza, o raggiungere un luogo anche di lavoro, ma non legato ad orari e spostamenti, il treno è l’ideale. Sì, è vero, ci sono dei disservizi  a volte snervanti, ma com’è che noi italiani, se dobbiamo stare in fila ad un casello autostradale per ore e ore, sotto il sole cocente, con tutti i disagi possibili (bimbi a bordo, animali a bordo, tutti asfissiati dall’ossido di carbonio che trasforma le code in una camera a gas), allora  tutto va bene, non ci si lamenta, anzi si sorride al cronista televisivo che  intervista tutti per sentire gli umori di chi sta in coda. E quando si resta bloccati per l’ennesimo incidente che ci blocca la corsa sull’autostrada?  allora non vengono rallentati i ritmi di lavoro e la corsa frenetica per raggiungere la destinazione?
L’altra domenica, quando sono partita per recarmi a Pisa (la mattina c’era stato l’incendio alla stazione Tiburtina), prima di arrivare a Grosseto, nel bel mezzo della sua corsa, il treno ha fischiato…e si è fermato per un guasto alla centralina. Siamo stati fermi per ben 2 ore, siamo scesi dai vagoni, eravamo tantissimi (17 vagoni pieni), la maggior parte di nazionalità straniera: inglesi, spagnoli e gli immancabili giapponesi. Bene, mentre i passeggeri stranieri non si sono lamentati, ma cercavano di parlare col responsabile per capire le cause dell’arresto del treno e già si organizzavano per vedere come arrivare almeno a Grosseto, gli italiani, manco a dirlo, hanno cominciato a sbraitare, a urlare, a inveire contro il responsabile,  contro Trenitalia, lo Stato, il governo, le tasse che pagano, la galera ci vuole, il pranzo saltato, la coincidenza persa… bene ha fatto quella signora siciliana che, nel pieno del diverbio, ha tirato fuori la sua “mappetella”, ha aperto il contenitore per alimenti e si è gustata i suoi “friarielli” con cotoletta annessa (anche questo è un aspetto della nostra italianità), mentre due ragazzi giapponesi, armati di computer wireless, continuavano a navigare  tranquillamente su Internet, chissà, casomai chattavano con i loro amici di Osaka (quando si dice le culture diverse!). Una Freccia Rossa di passaggio e che era diretta in tutt’altro posto, ci ha raccolti portandoci fino a Grosseto e ancora a bordo continuavano a lamentarsi, a gesticolare con i gentilissimi signori della Freccia Rossa, urlando peste e corna sui disservizi italiani.
Quest’avventura, se così la vogliamo chiamare, l’ho vissuta come una delle tante esperienze che può succedere di vivere quando ci si sposta, mi ha dato modo di osservare i comportamenti e gli atteggiamenti di tante persone diverse per cultura, ma soprattutto per educazione, intelligenza e sensibilità. Ora, non capita mai con l’automobile che ci sia un guasto e bisogna fermarsi? Con chi ce la prendiamo, allora? Con noi stessi, col governo, con il casellante, con chi?
La verità è che siamo diventati insofferenti, non calcoliamo mai l’imprevisto, tutto deve filare liscio, altrimenti…c’arrabbiamo!
Anche per questo mi piace il treno, perché tutto scorre più lentamente, il tempo si dilata, ti dimentichi la fretta, lo stress, ti rilassi e puoi leggere, scrivere, alzarti, parlare con tanta gente.
Avrò una visione romantica del treno, ma, insomma, per me il treno continuerà sempre a fischiare…
CIUFF!!!CIUFF!!!...












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