L'attuale dibattito che si è sviluppato
in Italia riguardo alla discussione sull' Italicum in corso alla Camera,
mi rattrista perché é la spia dell'arretratezza culturale del nostro paese.
Non siamo un paese scandinavo e si vede:
da noi, parità e diritti sono ancora oggetto di discussione, come se fossero
discutibili, come se non avessero a che fare con il sano concetto di
uguaglianza, Sostenere che abbiamo bisogno di una legge sulle quote rosa
proprio per via di questa arretratezza culturale, è argomento che non mi
convince.
Da donna, sono contraria alle quote rosa
nelle liste elettorali: una norma del genere non è utile a risolvere il
problema della parità di genere e rischia magari di essere controproducente.
Vari sono i motivi che mi vedono
contraria a tale norma:
- Trovo sempre allarmante qualunque ragionamento
fondato su una idea di differenziazione tra esseri umani: uomini-donne,
bianchi-neri, ricchi-poveri via differenziando. Tutti siamo uguali davanti alla legge:
nessuno può diventare 'più uguale degli altri' solo perché parte da una condizione
di svantaggio, perciò non la intendo come 'solo' una questione di genere, lo è 'anche'.
- Non mi piace l'idea di 'chiedere al maschio' di
avere un posto in lista. Il posto in lista si guadagna sul campo, anche con la solidarietà
tra donne, le lotte, la partecipazione. Supplicare per ottenere di essere
candidata o ricandidata - come lascia pensare l'accanito dibattito delle
parlamentari - è sintomo di sudditanza al potere, che spesso è maschile in
questo paese. Mi si dirà: come si fa a sconfiggere un 'nemico' del genere? E'
dura, lunga, trattasi di rieducazione culturale nelle scuole ma vi risparmio il
'pippone' sull'argomento. In ogni caso, non esistono bacchette magiche: nemmeno
quelle legislative lo sono.
- L'aggravante della possibilità di uscire dal
seminato del '50/50' per acconciarsi a soluzioni tipo quella del 60/40 (60
maschi/40 donne), nel tentativo di andare incontro alle resistenze di Forza
Italia. Un rimedio peggiore del male, che dovrebbe offendere tutte le donne.
Perché qui addirittura si esce dal terreno della parità assoluta, per entrare
in quello della disparità.
- Non mi piace
questo governo tanto osannato perché 50/50: è un governo di facciata, con donne
giovani e colorate (manca la quota nera stavolta), mentre la lista dei
sottosegretari (tra cui 9 indagati e/o inquisiti) è tutta al maschile: si sa che
i ministri sono figure emblematiche, chi muove i fili sono i sottosegretari, le
commissioni: anche questa volta l'immagine della donna è strumentalizzata per
dare una parvenza di modernità, di "grande bellezza...
- Sospetto una certa strumentalità politica nelle
argomentazioni di alcuni sostenitori degli emendamenti sulle quote rosa in
Parlamento, ma preferisco non addentrarmi su questo terreno e rifilarvi un
altro pippone… Faccio solo notare che, mentre infuoca la discussione sulle
quote rosa in lista, in commissione alla Camera ancora giace il testo contro
quella terribile pratica chiamata delle 'dimissioni in bianco in caso di
gravidanza' sul posto di lavoro. Questa sì che sarebbe una norma di civiltà:
riguarda soprattutto le donne, in quanto sono spesso loro le vittime di una
consuetudine ancora strausata in Italia. Ma in realtà riguarda tutti, perché i
meccanismi che stritolano i diritti spesso non guardano in faccia al genere
maschile o femminile. Soprattutto in tempi di crisi economica.
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