“La fine del giorno”: è questo il titolo del libro che
ho letto in poche ore e ne consiglio la
lettura a quelle persone che stanno vivendo il calvario della malattia, quella
bestia nera che ti entra dentro il corpo e ti devasta l’anima. Più che un libro
è un’inchiesta giornalistica, l’autore, infatti è Pierluigi Battista,
editorialista del Corriere della sera: egli stesso ha vissuto il calvario, ma
in veste di marito, in quanto la moglie malata è deceduta dopo che le avevano
diagnosticato quel “male inoperabile e incurabile”. Perché mi ha interessato
questo libro? Perché in esso ho ritrovato scritto nero su bianco tutte le
verità, le sensazioni, le emozioni, le considerazioni, le osservazioni che io
stessa ho fatto da quando frequento il “rione sanità”…
Descrivo le parti del testo in cui mi sono ritrovata in
pieno…
(in corsivo frasi integrali del
testo)
A cominciare da quando annunciano la diagnosi: senti montare un’angoscia indicibile, senza
respiro, una sensazione di stordimento mai sentita prima… un fulmine mi avrebbe
spaccato di meno in due… ecco, queste sono le sensazioni che vive un
marito, immaginiamo cosa e come può sentirsi chi è il destinatario inerme di un messaggio terribile! Poi, però, scatta
la molla, un miracolo o forse un fiero
atto di ammutinamento morale, il rifiuto di farsi annichilire come persona
integra, non riducibile all’unica e totalizzante condizione di inferma incapace
di vivere… e chi ti può aiutare in questo è il congiunto più vicino, il
marito che diventa il tuo custode, l’accompagnatore, l’autista, il consolatore,
l’infermiere, il badante, la spalla, l’aiutante in campo… la sua vita cambia
agenda, scandita da una catena interminabile di visite in ospedale, cliniche,
centri medici, ambulatori, laboratori di analisi… si familiarizza con termini
astrusi come cisplatino,crizotinib,alimta,fluoracile e una miriade di altri esotici nomi,
si impara ad interpretare analisi ed esami diagnostici nella speranza di
trovare in essi la speranza, no, non è vero… è tutto a posto, i valori sono
buoni…epperò, guarda qui com’è piccolo, possibile che possa causare tanti
danni??? Un fulmine ti avrebbe spaccato
di meno in due…
Sono gli sguardi dei medici onesti, premurosi nelle
cure, attenti, delicati, sensibili, a rassicurare, a volte sgomenti,
sconcertati nel dare la brutta notizia, rattristati per se stessi e per i loro
pazienti, sembrano i primi a dolersi per il decorso di una malattia volubile,
stramba, perfida.
La vita del malato e di chi gli sta accanto cambia completamente, è come se fosse senza futuro, perché non sai mai se ci sarà una guarigione completa o se, anche a distanza di anni, il male tornerà a morderti e, allora, il progresso, la scienza, il benessere non sono generosi. La ricerca lavora accanitamente e gli studi attuali sono concentrati sulle mutazioni genetiche e l’era della chemioterapia, quella dei farmaci che per distruggere le cellule maligne annientano tutto ciò che si trovano davanti a sé, verrà archiviata … ma dobbiamo aspettare un po’ di anni, dicono gli oncologi, ma intanto quante persone moriranno fino a quando non si scopriranno vie alternative per guarire definitivamente da questo male incurabile?...ma poi, perché incurabile? Ci sono milioni di persone che ce la fanno, quelle con un sistema immunitario più forte, quelle che resistono a tutte le “bombe” chemio – radioterapiche, allora, perché quando muore qualcuno si scrive o si dice “è venuto/a a mancare per un male incurabile”, togliendo anche la speranza a chi soffre ancora e spera in una guarigione?... è perché chi non ce l’ha la malattia, chi non la vive sulla propria pelle, non può capire come anche le parole possano far male più dello stesso male. Chi non ce l’ha il male addosso, tende pure a colpevolizzare chi ce l’ha:insistere sulle virtù terapeutiche di un, come si dice, "corretto stile di vita". Si batterà il cancro con un
migliore e più sano stile di vita, un’esistenza meno incline al disordine, più
pulita, con più moto e meno fumo, meno depravata sul piano alimentare… si parla del futuro e delle norme
salutistiche per non ammalarsi, ma implicitamente, spostandosi al presente, l’accento
salvifico sul "corretto stile di vita" che fa mostra di sé in
tutte le rubriche più o meno intitolate "Il medico risponde", sta ad
indicare che chi adesso è malato di cancro non è altro che il prodotto di uno
stile di vita sbagliato… Peggio per te! Adottando uno stile di vita scorretto te
la sei cercata…
La vita del malato e di chi gli sta accanto cambia completamente, è come se fosse senza futuro, perché non sai mai se ci sarà una guarigione completa o se, anche a distanza di anni, il male tornerà a morderti e, allora, il progresso, la scienza, il benessere non sono generosi. La ricerca lavora accanitamente e gli studi attuali sono concentrati sulle mutazioni genetiche e l’era della chemioterapia, quella dei farmaci che per distruggere le cellule maligne annientano tutto ciò che si trovano davanti a sé, verrà archiviata … ma dobbiamo aspettare un po’ di anni, dicono gli oncologi, ma intanto quante persone moriranno fino a quando non si scopriranno vie alternative per guarire definitivamente da questo male incurabile?...ma poi, perché incurabile? Ci sono milioni di persone che ce la fanno, quelle con un sistema immunitario più forte, quelle che resistono a tutte le “bombe” chemio – radioterapiche, allora, perché quando muore qualcuno si scrive o si dice “è venuto/a a mancare per un male incurabile”, togliendo anche la speranza a chi soffre ancora e spera in una guarigione?... è perché chi non ce l’ha la malattia, chi non la vive sulla propria pelle, non può capire come anche le parole possano far male più dello stesso male. Chi non ce l’ha il male addosso, tende pure a colpevolizzare chi ce l’ha:insistere sulle virtù terapeutiche di un, come si dice, "corretto stile di vita"
E magari è anche vero, per carità! Ma è così scontato
che ci voglia una brillante laurea in medicina, con specializzazione in
oncologia, per osservare che se si fuma e non ci si muove di più si sta peggio
e si rischia di più? Questa banalità l’ho pensata persino io, per quanto ovvia.
Ma tutte queste colossali ricerche, tutta la mobilitazione di ingenti somme,
tutte queste èquipe agguerrite, questi stuoli di Nobel, questi brillanti team,
queste forze d’assalto, questi ricercatori e scienziati impegnati da decenni
negli studi e nella clinica, ci vuole tutto questo esercito di ingegni in
marcia per approdare alla saggia esortazione di mangiare più sano, farsi una
corsetta o una salutare camminata e
buttare le sigarette? No, solo per far sentire in colpa il malato, si riempiono la
bocca con “lo stile di vita”, detto con quell’aria tronfia di chi la sa lunga e
invece non sa niente. Bravi ad elaborare strategie antifumo, bravi a fare i
terroristi sugli OGM, bravi a linciare le polpette ikea. A trovare un rimedio
vero contro il cancro, no eh? un po’ meno bravi…è il fallimento terapeutico… e
quanti bambini si ammalano o persone che fin qui hanno avuto un “corretto stile
di vita”?
Entrare nel “rione sanità” significa toccare con mano la delusione: delusione per
una medicina che si crede onnipresente e che con questo male svela tutt’intera
la propria impotenza.
… constatava quanto
fosse diffusa l’ossessione del Grande Complotto, la certezza morale di una
congiura dei camici bianchi e delle case farmaceutiche… la convinzione che vi
siano “troppi interessi” che occultano la verità… vedeva che c’erano troppe
persone che davano per scontata l’esistenza clandestina di una pillola già da ora efficace, e
chissà da quanto nascosta con delittuosa noncuranza in qualche cantina
sotterranea delle losche multinazionali del farmaco, in combuttta con medici
compiacenti e abituati a lucrare sulla somministrazione di medicine dannose…
una bieca "dittatura della chemio"…
Ecco cosa può fare la delusione, quando ci si sente
traditi da chi non ha saputo mantenere una grande promessa…
NB: il
rione Sanità è un quartiere popolare di Napoli ad alta densità camorristic
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