Che strano il nostro paese. Poco più di
un anno fa il prof bocconiano Monti volava nei sondaggi, era la figura in cui
gli italiani riponevano più fiducia, i partiti ne subivano il protagonismo, e
forse anche il fascino. La parola d’ordine era: austerità! Chiamato al
capezzale di un’Italia moribonda (cosi ci è stato detto), il professore
spiegava ad un paese attonito, smarrito, che bisognava fare un po’ di sacrifici
per risalire la china, mettersi al riparo dalla speculazione, evitare di finire
come la Grecia. Bisognava “salvare” l’Italia, insomma, e lui era lì, a mettere
nell’impresa tutta la sua esperienza, di accademico, di burocrate europeo e di
consulente finanziario di grandi banche.
Poi sono arrivate le elezioni, e il
professore ha un po’ indorato la prospettiva, promettendo tagli alle tasse ed
inedite misure di sostegno all’economia, smentendo la perentorietà di certe
misure che aveva appena varato.
Passate le elezioni, il film che avevamo
visto (pardon, che ci avevano fatto vedere) per più di un anno e mezzo è
diventato, d’incanto, un pastone in bianco e nero, sbiadito, come certi film
neorealisti degli anni cinquanta. Gli attori protagonisti hanno indossato altri
abiti, hanno iniziato a recitare nuovi copioni, sono passati, senza colpo
ferire, da un genere all’altro, dal dramma alla farsa, nell’arco di poche settimane.
Tutti hanno cancellato dal loro vocabolario la parola rigore, mettendo al primo
posto, tra i punti dei lo programmi, il tema della lotta all’austerità. Come a dire:
cari italiani, fin qui abbiamo scherzato. Cucù.
Si arriva così, dopo un parto cesareo molto
difficile - che ha visto nell’attesa del travaglio, la ri-elezione di Giorgio
II, perché manco un presidente sono stati in grado di eleggere – a varare un
governo di “larghe intese” , una sorta di minestrone che include quasi tutti i
partiti, della serie vecchio arco costituzionale DC.
Al suo insediamento il nuovo (?) Presidente
del Consiglio ha reso noto il programma del suo governo: una serie di
interventi economici nei settori più delicati che, così, a lume di naso,
richiederanno quintalate di miliardi di euro… dove li prenderà? non eravamo il
paese a rischio Grecia?...i tagli alla spesa sociale, la pressione fiscale che ha
una spirale recessiva devastante per lavoratori, imprese, famiglie…dopo la cura
dimagrante del professor Monti, il paese ha fatto un balzo all’indietro di 27
anni, con migliaia di imprese chiuse, con
la perdita, di centinaia di migliaia di posti di lavoro
Nel nuovo scenario post-elettorale,
tuttavia, insieme all’austerità, anche lo spread è passato di moda. Sì, fa le
sue oscillazioni giornaliere, peraltro abbastanza contenute e fisiologiche,
senza che nessuno ne faccia più l’argomento principe delle proprie sortite
politico-mediatiche.
E allora, ecco, che sorge spontaneo e
maligno il mio dubbio: ma non è che il
professore bocconiano, col suo fare triste, mesto e petulante, ha preso i
nostri soldi e ha finanziato le banche?... evidentemente le logiche della
speculazione sono molto più sofisticate, ed anche più subdole, di quello che ci
volevano far credere i professori al governo! Non solo: è sempre più evidente
che la speculazione non si combatte spremendo i cittadini come limoni, perché
così facendo si ottiene l’effetto contrario. Sembra che questo l’abbiano
finalmente capito: il silenzio di Monti
potremmo leggerlo perfino come il segno di un suo ravvedimento? forse.
Questa crisi economica ha messo in luce
una crisi politica senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Gli autori di
questo disastro meriterebbero un processo pubblico, ma sono ancora lì, a
raccontare però una storia molto diversa da quella raccontataci per più di un
anno e mezzo… sarà difficile trovare in questo nuovo governo un deputato
disposto ad invocare nuovo rigore per il paese, almeno a parola. Anche tra
quelli che, nel precedente parlamento, le misure di austerità di Monti le hanno
votate tutte.
Prendiamo il lato positivo di questa
storia tutta e solo italiana, allora. E auguriamoci che il nuovo governo
riparta col piede giusto, senza inciampare in uno spread che, alla luce dei
fatti, è stata tutta una favola per rendere i ricchi più ricchi e i poveri più
poveri…ma questa è un’altra storia
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