lunedì 18 luglio 2011

Pensieri spettinati

C’è chi li chiama scarabocchi, chi li ingentilisce come ghirigori, chi esoticamente  doodles , chi più coerentemente grafismi…  io li chiamo pensieri spettinati. Cosa sono?
Premetto che se vedo una pagina bianca devo riempirla, non amo gli spazi vuoti, anche i muri mi piacciono disegnati, perciò adoro i murales e i graffiti writing, che considero arte allo stato puro, perché il desiderio proviene da lontano, basti pen­sare ai segni che i nostri ante­nati hanno lasciato sulle pareti delle grotte preistoriche e grazie ai quali sappiamo da dove veniamo.
 Bastano un pezzetto di carta e una penna (preferibilmente viola, con inchiostro viola), una riunione,  un consiglio di classe, un collegio docenti, una lezione di un corso di aggiornamento, una telefonata che si protrae qualche minuto in più,  e la mia mano parte inconsapevolmente a tracciare linee, quadratini, cuoricini, case, fiori, paesaggi e quant'altro.
Questo gesto incon­scio ed automatico non indica, come frequentemente si crede, distrazione o scarso interesse per ciò che  sto ascoltan­do, ma piuttosto è un modo per concentrarmi meglio, per non distrarmi all’ascolto, per scaricare la tensione della mia iperattività. Quando, invece,  sono deconcetrata o annoiata mi viene da grattarmi e massaggiarmi la testa, mi tocco i capelli, li stiro, li arriccio, rendendoli partecipi alla mia noia del momento.
 Compro simpatici quadernetti coloratissimi,  a quadretti o lisci  per disegnare i miei pensieri spettinati: durante le riunioni alcuni colleghi mi prendono in giro, altri apprezzano , la preside mi osserva preoccupata, ma a tutti ho spiegato che è il mio modo di concentrarmi.
Questo bisogno inconscio di scarabocchiare come e cosa, secondo gli psicologi - e sicuramente è vero -,  svelano caratteristiche del nostro carattere o del nostro stato d'animo. Naturalmente mi sono documentata  per soddisfare qualche curio­sità verso questo affascinan­te argomento, che per alcuni aspetti   paragono ai sogni che, correttamente interpretati possono svelarci aspetti di noi che non cono­sciamo o che semplicemente non vediamo.
 Attenzione, però, sono sempre  gli psicologi ad avvertirci che  interpretare questi segni è com­pito della grafologia e si tratta di un procedimento piuttosto complesso, perciò credere che basti osservare un disegnino per capire cosa ci passi per la testa sarebbe semplicistico o addirittura ingenuo.
Dai miei approfondimenti, che ho sintetizzato e che spero possano essere utili anche a chi ha la bontà di leggermi, emerge quanto segue:
Il soggetto:
- ripetere sempre lo stesso disegno rappresenta un gesto rassicurante per chi lo compie
  cambiare spesso soggetto ci tro­viamo  
  dinanzi a persone più aperte alle novità
- disegnare il profilo delle montagne con il  
    sole al tramonto può es­sere indice di forte 
    attaccamen­to alla madre
- le pal­me  svelano la ricerca di eva­dere in un
  mondo paradisia­co, un' oasi di tranquillità
- i labirinti denotano la necessi­tà di venir
  fuori da una situa­zione ingarbugliata, o
  sempli­cemente troppo statica,  - che ci sta stretta
- la casa segnala bi­sogno di sicurezza
- il sole bi­sogno di affetto
- la luna e le stelle ottimismo e ambizione
- i cerchi sincerità
- il cuore ro­manticismo
- le forme geome­triche, i reticolati e le grate una mente
  razionale e logica che lascia poco 
  spazio alla fanta­sia 
 - le far­falle, le barchette e le figure evanescenti e delicate
   indicano fantasia, immaginazione
- i mezzi di trasporto voglia di partire o di allontanarsi da una  
  situazione poco piacevo­le
- le spirali stress, stanchez­za mentale
- annerire gli occhielli an­sia, insicurezza
- scrivere continuamente la pro­pria firma? è il segnale della necessità di auto affermar­si, 
  di ricordare agli altri "io ci sono!"
Il tratto
- marcato indica vitalità ed esuberanza,
- debole e delica­to sensibilità.
Orienta­mento del disegno sul foglio
- verso destra segna­la un atteggiamento
  positivo e ottimista verso il nuovo, il non 
  conosciuto, un animo da esploratore
- verso sini­stra siamo più introversi, abi­
   tudinari, timidi e indecisi.
Le linee
- rette e gli angoli sono proprie di personalità decise che, portate all'eccesso, pos­sono dimostrarsi poco  disponibili ed intransigenti
- linee curve segnalano, al contrario, disponibilità ed apertura ver­so le novità.
 
Ecco, questo affermano gli psicologi e io ho qualche dubbio, non come rivelatori degli stati d’animo del momento in cui li disegno, ma per quanto riguarda la mia personalità,  sì, perché  i soggetti suindicati li disegno tutti (tranne le palme, la luna e le stelle, raramente il sole) istintivamente, quasi sempre, comincio con un fiore o con l’occhio; il tratto è quasi sempre marcato, le linee quasi sempre curve, l’orientamento del disegno sul foglio per me non esiste: orizzontale e inizio sempre dal centro e devo riempire tutto il foglio.
La mia firma? preferisco mettere le iniziali dei nomi dei componenti la mia famiglia (RBDS) e da esse partire per “costruirci” un mondo di linee curve, ghirigori, svolazzi e quant’altro, fino a riempire tutta la pagina.
L’idea  invece che mi son fatta è un’altra (forse perché mi fa comodo): sono nata, ho vissuto, ho frequentato e vivo in case le cui pareti sono interamente riempite di quadri (realizzati dal mio caro nonno artista); ho vissuto in un ambiente in cui si vedevano solo chiese affrescate (sempre dal mio caro nonno artista); laddove non ci sono quadri ci sono librerie stracolme di libri di arte,  perciò penso che questo mio bisogno di “riempire i vuoti”, che per me  è proprio un’esigenza fisica, dipenda dall’essere vissuta, cresciuta e ancora adesso in casa mia, vivo avvolta, coperta da un “pieno colmo” non da un “vuoto da colmare”.
O no? Che ne pensate?
Non è che invece dello psicologo ho bisogno di uno psichiatra?
Questi che ho inserito sono solo alcuni dei miei pensieri spettinati.
Ciao a tutti!
 

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