La pace non è un concetto
astratto. La pace è un’azione verso gli uomini, le donne, i bambini. Non c’è
altro paese al mondo in cui vediamo mettere in pratica questo impegno in modo
così costante e determinato. Quel paese, un piccolo paese disperso in mezzo al
mare, è Lampedusa. Con tutti i suoi abitanti, i soccorritori, i medici, i
volontari. In queste ore, la gente di Lampedusa ancora una volta ha portato a
terra i vivi e raccolto i morti.
Lampedusa è così. Gente che non fa differenza tra amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini. Ecco perché una volta seppellite le decine e decine di morti e placate le polemiche, dopo aver premiato nel 2012 l’Unione Europea, colpevole assente in questa tragedia sulle sponde del Mediterraneo, il Nobel per la pace dovrebbe andare agli abitanti di quest’isola, capitale mondiale d’umanità.
Lampedusa è così. Gente che non fa differenza tra amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini. Ecco perché una volta seppellite le decine e decine di morti e placate le polemiche, dopo aver premiato nel 2012 l’Unione Europea, colpevole assente in questa tragedia sulle sponde del Mediterraneo, il Nobel per la pace dovrebbe andare agli abitanti di quest’isola, capitale mondiale d’umanità.
Ma non posso non essere
ipercritica (come sempre): il governo ha istituito un ministero, quello dell’integrazione.
Mi chiedo: cosa fa il ministro in carica, oltre ad interessarsi del riconoscimento della cittadinanza
ai figli degli immigrati nati sul suolo italiano (il cosiddetto ius soli)
e al nome da dare ai genitori di figli delle coppie omosessuali (genitore 1/genitore 2)?
Non
è il caso che cominci ad occuparsi anche del vero problema dell’immigrazione che viene prim'ancora dell'integrazione?
Voglio
ricordare a questo ministro e a tutti i soloni della UE le parole di Papa Francesco, in visita a Lampedusa
l’8 luglio scorso:
“Chi
è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi
rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma
Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a
me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo … Chi di noi ha pianto per questo fatto e per
fatti come questo?, chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle?
Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme
che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per
sostenere le proprie famiglie?"
Restiamo umani
Restiamo umani
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