domenica 22 gennaio 2012

Ma tu, MVB?

La telefoninodipendenza ormai dilaga tra bambini, ragazzi, giovani e anziani. In ogni luogo, in ogni dove, tutti parlano, gridano, ridono, si arrabbiano al telefonino…mentre guidano, mentre sorpassano, per strada, persino ai  funerali, ecco si sente l’eco nella navata di uno squillo, quasi a sbeffeggiare le parole del prete in onore del defunto.
E se non si parla, si messaggia, si chatta, si squilla… con delle suonerie davvero di dubbio gusto, si lucida il display… Nei momenti meno opportuni squillano e rispondono, senza guardarsi attorno, senza avere il minimo di privacy, costringendo gli astanti a sorbirsi conversazioni e metterli in condizioni di conoscere i fatti loro.
L’altro giorno ero in fila alla cassa del supermercato, davanti a me una signora alla quale squilla il cellulare. Risponde (io avrei annullato la chiamata) e comincia a cianciare con qualcuno: per poter meglio conversare, “accuccia” il telefonino tra spalla, collo, orecchio, porgendo il bancomat alla cassiera, mentre con l’altra mano riempiva i sacchetti di spesa… un’aliena…
Ho cambiato cassa. Stessa storia: squilla il telefono ad un signore che chiede alla moglie, mamma, sorella, compagna? se ha fatto bene a prendere quel detersivo in offerta invece del solito…è partito un interrogatorio dall’altra parte per sapere il costo, i misurini, confezione in busta o in fustino?...e quel cogl…che rispondeva nei minimi dettagli, mentre la cassiera aspettava con il detersivo in mano, per registrare il prezzo…e dietro una fila che si ingrossava. A quel punto ho capito: l’aliena sono io! Io che ho il telefonino solo per necessità, per le urgenze, per scambiare qualche sms con chi mi è più caro, per sentire qualche amica che non è possibile raggiungere diversamente, insomma non sono dipendente dal telefonino, ma lo ritengo un oggetto indispensabile perché mi dà sicurezza portarlo in borsa.
Vedo colleghi e colleghe, gente per strada, sempre attaccati al telefonino, o che parlano o che inviano sms o che addirittura squillano in continuazione ai figli che in quel momento stanno a scuola o lavorando, come se avessero paura di essere dimenticati, o per stare al centro dei pensieri altrui…mah, forse sono fatta male io, ma questa smania di squillare, parlare, messaggiare, proprio non ce l’ho!
Per non parlare dei ragazzi! Più che parlare  messaggiano, chattano : gli sms sono sicuramente il loro modo di comunicare veloce ed economico. che oltre a essere sgrammaticato, cioè senza regole di grammatica, non prevede altre regole se non la velocità nello scrivere. Sono evitate tutte le maiuscole e la punteggiatura. La cosa più importante è che il messaggio arrivi il più velocemente possibile. E’ un linguaggio sintetico, scarno (tvb; cmq; nn; xkè…). Però a me sta simpatico questo linguaggio.
Dopo averli sgamati spesso a messaggiare, chattare durante le lezioni, si è deciso che la mattina, quando arrivano a scuola, debbano consegnare i telefonini, che vengono chiusi in un armadietto in classe ( qualcuno, più onesto ne consegna due, altri, più furbi, almeno credono, ne consegnano uno e l’altro lo nascondono in tasca…). Bene…alla consegna e al ritiro, alla fine della lezioni, si consuma un rito: lo spengono, lo lucidano sulla felpa, lo baciano e lo ripongono nell’armadietto…quando lo ritirano lo baciano e se lo stringono sul cuore, mormorando un’infinità di coccole (eccoti, finalmente…come stai…mi sei mancato)… signori miei, come classificare questi comportamenti? Boh, non lo so se dico una sciocchezza, ma per me è vera e propria dipendenza perché: manifestano un atteggiamento di estrema affettività;  mostrano un utilizzo non giustificato da necessità, bensì come strumento per soddisfare bisogni di ordine affettivo-relazionale e come principale mezzo per comunicare con gli altri rispetto ad altre forme di comunicazione; tendono ad entrare in ansia o perfino in panico, o comunque a sperimentare stati emotivi spiacevoli, se lo perdono o gli cade (l’anno scorso una ragazza ha avuto una crisi isterica perché gli era caduto nel water); tendono ad utilizzarlo per tenere sotto controllo alcune paure o insicurezze (paura della solitudine, fobie specifiche, crisi d’ansia, ecc.);tendono ad usare più telefonini, spesso linee separate in base all’utenza (es. famiglia/amici); hanno l’abitudine di mantenere il telefono acceso anche di notte e di effettuare eventuali risvegli notturni per controllare l’arrivo di sms o di chiamate.
Un’altra analisi doverosa, e con questa, come al solito, giustifico il comportamento dei ragazzi, è che, purtroppo oggi, in italia, tutto si viene a sapere dal telefono: è diventato una sorta di macchina della verità, un confessionale: per telefono abbiamo conosciuto gli scandali a palazzo Grazioli, il bunga bunga, chi rideva dopo il terremoto dell’Aquila, scandali P2,P3,P4, le tangentopoli mai finite, il calcio scommesse e tante altre nefandezze della nostra società,
ma soprattutto per telefono
abbiamo appreso che mentre naufragava la Concordia era buio e che per qualcuno questo rappresentava un problema per tornare al comando di una nave che colava a picco, mentre per un altro questo limite era superabile.
Forse avevamo davvero creduto che una telefonata allunga la vita!
Poveri ragazzi, che esempi gli diamoJ

Restiamo umani


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