giovedì 24 aprile 2008

Prima i bambini, le donne, i giovani...


Era questa la frase che si sentiva prima durante un'emergenza, quando bisognava mettersi in salvo da qualche calamità. Oggi non è più così: oggi i bambini, le donne e i giovani non hanno più sicurezza, sono l'anello debole della società e non c'è giorno che passi senza che sia stata perpretata una violenza su un bambino, su una donna, su un giovane. La violenza su questi esseri si manifesta nei modi più raccapriccianti: dall'agonia in fondo ad un pozzo, ai corpi sfigurati e stuprati; dai vicini di casa che sterminano una famiglia per un senso di "fastidio" che avvertivano, alla bimba partorita e gettata tra i rifiuti; dall'automobilista ubriaco che ne ammazza uno al giorno, al serial Killer che ammazza e chiude tutto in un sacco nero...e i tanti episodi di violenza sommersa che non vengono raccontati dai mass-media. Dopo ogni violenza ecco che salgono alla ribalta psicologi, psichiatri, sociologi, opinioniste (leggi Alba Parietti o quell'oca giuliva di Caterina Collovati...ma chi è?) che, a turno, tentano di farci capire i motivi che spingono oggi gli individui a compiere tali atti criminali. La mia esperienza di insegnante mi impone di fare piccole e umili considerazioni, che non vogliono essere in contrapposizione con quanto persone più illuminate di me, vanno "erudendo" sui mass-media.
Credo che alla base di questa violenza ci sia la "cultura della morte" che oggi impera. Essa nasce con l'aborto, che ormai è diventato argomento di conversazione (e di campagna elettorale) per soli uomini; o con l'eutanasia; poi ci sono le guerre, preventive e non, sempre presenti, con le loro storie di umane sofferenze. Il tasso dei suicidi aumenta sempre più, soprattutto tra i giovani; la droga continua a "stordire" e mietere vittime; i mass-media, in nome di Sua Maestà l'audience, ci propinano quintalate di violenze in tutte le salse: Tg, serial, telenovelas, film dell'orrore e thriller che piacciono sempre di più ai giovani...tutto ciò ha fatto nascere quella cultura della morte di cui parlavo prima. La morte non fa più paura, perchè è diventata come una finzione cinematografica, un videogame; entra sistematicamente nelle nostre case, ci suggerisce in quanti modi si può sopprimere una persona, tanto,male che vada poi, con un clic del mouse o della cinepresa...tutti risorgono. Ecco, vorrei dire a quegli psicologi, psichiatri, sociologi di non fare solo bla,bla,bla, ma di trovare i modi per sanare la società, non i giovani,che subiscono ciò che la società offre. E alle oche giulive, che tanto puntano il dito contro i giovani, voglio dire di stare attente: la vita a volte dà certi schiaffi in faccia che ti lasciano senza fiato...perciò, che non giudichino, ma, se proprio devono parlare, che diano solo valutazioni. Alla loro portata, naturalmente.

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