Il bue e l'asinello non
erano nella stalla con Gesù e i pastori non cantarono. A dirlo è il Papa nel
libro sull'infanzia di Gesù presentato in Vaticano, in cui Benedetto XVI si
sofferma sull'origine tradizionale del presepe usato a Natale dai fedeli.
Il primo aggettivo che
viene alla mente per descrivere il Presepe, leggendo la rappresentazione che ne
da' Papa Benedetto XVI nel suo libro L’infanzia di Gesù, è sicuramente “freddo”. In tutti i
sensi. Non solo perché il bue e l'asinello non erano nella stalla a riscaldare il
Bambinello, ma anche perché i pastori accorsi per l'Adorazione non cantavano,
come invece vorrebbe la tradizione. Il Papa spiega infatti che in
realtà non c'erano animali intorno alla mangiatoia e che anzi essi sono stati
aggiunti dal folclore che, ha avuto una certa influenza e, perciò, da allora, nessuna
raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all'asinello. Insomma, con Maria,
Giuseppe e il Bambino Gesù i due animali non c'erano, ma la tradizione non va
stravolta.
Quanto al «canto degli angeli» raccontato dal Vangelo, «si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino a oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata». Un'ulteriore contestazione, Papa Ratzinger la avanza in merito al luogo dove è nato Gesù, affermando che non sarebbe nato a Betlemme,(sarebbe un’affermazione teologica, non storica), bensì a Nazareth
Quanto al «canto degli angeli» raccontato dal Vangelo, «si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino a oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata». Un'ulteriore contestazione, Papa Ratzinger la avanza in merito al luogo dove è nato Gesù, affermando che non sarebbe nato a Betlemme,(sarebbe un’affermazione teologica, non storica), bensì a Nazareth
E la Stella Cometa? In realtà sarebbe «un
racconto teologico, che non si dovrebbe mescolare con l'astronomia» dice il
Papa. ..
Questa rivoluzione “presepiale”
ha sconvolto e suscitato polemiche e anche indignazione da parte di chi, e sono
la maggior parte dei fedeli, non riesce a concepire la grotta senza il bue e l’asinello, i pastori muti e assorti, la stella cometa, sempre considerata
una guida per l’intera popolo dei fedeli…spenta.
A guardarlo il presepe è
tutta una metafora e i personaggi fondamentali sono nove: Maria, Giuseppe,
il bambinello, i tre re magi, l’angelo dell’annunciazione e il bue e l’asinello.
E i pastori?
Il presepe nasce da un sogno.
Inizia da un pastore che si addormenta e immagina la scena della Natività. E’
circondato da 12 pecore che simboleggiano i 12 mesi dell’anno. Vicino a lui c’è
un pastore, Armenzio, rappresentato dal diavolo che lo vuole svegliare. Tutti i
pastori portano un regalo, pane frutta, pecore … e cantano la gioia per quell’evento
che sconvolgerà il mondo; l’unico che non ha niente è il pastore della
meraviglia, difeso dalla Madonna che gli dice che il mondo sarà bello solo se
saprà conservare la meraviglia…
Sua
Santità, con i suoi approfonditi studi ci aveva già sorpreso, all’inizio del
suo pontificato, quando eliminò il Purgatorio come luogo di espiazione dell’anima
prima di accedere all’Inferno o in paradiso. Certo, ripeto, sono tutte metafore
e credenze infarcite di superstizioni e tradizioni che nei secoli si sono
radicate nelle abitudini dei fedeli, ma, Santità, ci faccia ancora credere che
quell’alito del bue e dell’asinello possa ancora scaldare il cuore di quest’umanità,
ormai troppo stanca e disillusa…
Restiamo umani
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