martedì 27 novembre 2012

Il Papa, il bue e l'asinello


Il bue e l'asinello non erano nella stalla con Gesù e i pastori non cantarono. A dirlo è il Papa nel libro sull'infanzia di Gesù presentato in Vaticano, in cui Benedetto XVI si sofferma sull'origine tradizionale del presepe usato a Natale dai fedeli.
Il primo aggettivo che viene alla mente per descrivere il Presepe, leggendo la rappresentazione che ne da' Papa Benedetto XVI nel suo libro L’infanzia di Gesù, è sicuramente “freddo”. In tutti i sensi. Non solo perché il bue e l'asinello non erano nella stalla a riscaldare il Bambinello, ma anche perché i pastori accorsi per l'Adorazione non cantavano, come invece vorrebbe la tradizione. Il Papa spiega infatti che in realtà non c'erano animali intorno alla mangiatoia e che anzi essi sono stati aggiunti dal folclore che, ha avuto una certa influenza e, perciò, da allora, nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all'asinello. Insomma, con Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù i due animali non c'erano, ma la tradizione non va stravolta.
Quanto al «canto degli angeli» raccontato dal Vangelo, «si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino a oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata». Un'ulteriore contestazione, Papa Ratzinger la avanza in merito al luogo dove è nato Gesù, affermando che non sarebbe nato a Betlemme,(sarebbe un’affermazione teologica, non storica), bensì a Nazareth
 E la Stella Cometa? In realtà sarebbe «un racconto teologico, che non si dovrebbe mescolare con l'astronomia» dice il Papa. ..
Questa rivoluzione “presepiale” ha sconvolto e suscitato polemiche e anche indignazione da parte di chi, e sono la maggior parte dei fedeli, non riesce a concepire la grotta senza il bue e l’asinello, i pastori muti e assorti, la stella cometa, sempre considerata una guida per l’intera popolo dei fedeli…spenta.
A guardarlo il presepe è tutta una metafora e i personaggi fondamentali sono nove: Maria, Giuseppe, il bambinello, i tre re magi, l’angelo dell’annunciazione e il bue e l’asinello.
E i pastori?
Il presepe nasce da un sogno. Inizia da un pastore che si addormenta e immagina la scena della Natività. E’ circondato da 12 pecore che simboleggiano i 12 mesi dell’anno. Vicino a lui c’è un pastore, Armenzio, rappresentato dal diavolo che lo vuole svegliare. Tutti i pastori portano un regalo, pane frutta, pecore … e cantano la gioia per quell’evento che sconvolgerà il mondo; l’unico che non ha niente è il pastore della meraviglia, difeso dalla Madonna che gli dice che il mondo sarà bello solo se saprà conservare la meraviglia…
Sua Santità, con i suoi approfonditi studi ci aveva già sorpreso, all’inizio del suo pontificato, quando eliminò il Purgatorio come luogo di espiazione dell’anima prima di accedere all’Inferno o in paradiso. Certo, ripeto, sono tutte metafore e credenze infarcite di superstizioni e tradizioni che nei secoli si sono radicate nelle abitudini dei fedeli, ma, Santità, ci faccia ancora credere che quell’alito del bue e dell’asinello possa ancora scaldare il cuore di quest’umanità, ormai troppo stanca e disillusa…
Restiamo umani

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