domenica 16 maggio 2010

Bello di mamma!...


...e' questa l'espressione che mi esce spontanea quando leggo o sento di quella terribile tragedia, la più triste e straziante, secondo me, della madre che uccide il suo bambino/a...
..e, purtroppo, ogni giorno succede, ormai a ritmo incalzante: è’ un dato reale, accertato, che nell’ultimo decennio l'aumento degli infanticidi sono cresciuti del 43% rispetto al decennio precedente...dati incredibili, ma perché succede? Lombroso affermava, in generale, che se "un individuo fino a quel momento sano un giorno uccide significa che quell'uomo è mentalmente degenerato". Circa l'infanticidio, il "corollario" lombrosiano era che una donna che uccide il figlio non è più madre, è un lusus naturae, uno scherzo maligno della natura.
Noi dunque siamo da questa eredità lombrosiana condizionati per cui, quando una madre uccide, si pensa che certamente debba avere "qualcosa di storto" , che la sua mente l'abbia tradita.
Ma sarà poi sempre vero?
No,non credo, non sempre. Ci sono, certo, gli infanticidi da depressione post partum, ma assistiamo oggi al crescere inquietante di un altro, diverso tipo di infanticidi: quelli di donne sane di mente, che uccidono davanti alle difficoltà poste dall'accudire il bambino. Dunque, lucidamente, per ottenere dei vantaggi, per eliminare quell'ostacolo che il figlio rappresenta. Ricordo, tra i tanti casi (forse perché lì non ci fu "rimozione") il caso di una giovane donna, qualche anno fa, che soppresse il suo bambino di pochi mesi e con la complicità della madre ne occultò il corpo. Da quando era nato, spiegò poi, litigava con il marito, non si poteva più uscire la sera, né andare in vacanza come prima. Era stato un omicidio a freddo, come altri raccontati dalle cronache, che definirei infanticidi dell'ignoranza e della stupidità.
Io credo che non ci sia più istinto materno: la donna, oggi, si è troppo mascolinizzata (che pensare delle giovani donne in "missione di pace" che sono operazioni di guerra vere e proprie...come fa una donna preposta a dare la vita ad essere armata, ad uccidere,se la necessità lo richiedesse, cioè togliere la vita?)e, sempre secondo me, vive come un complesso di inferiorità la maternità, la nascita e le cure da dare ad un bambino. E' come se si sentisse privata della sua libertà, anche perché si sposa o decide di avere un figlio più tardi, dopo anni di vita vissuta in singletudine o con un compagno e, comunque abituata ad una routine che la nascita di un figlio interrompe bruscamente. Voglio dire: esistono oggi condizioni familiari e sociali che favoriscono l'esplosione della tragedia. Molte giovani coppie entrano in crisi proprio con la nascita di un figlio, e arrivano anche fino alla separazione. Lui si lamenta di non essere più al centro dell'attenzione, lei soffre nel sentirsi imbruttita e appesantita. Entrambi non possono più uscire come prima, o prendere il primo volo scontato per una vacanza last minute. È chiaro che un bambino cambia fortemente il legame di coppia, ed è un cambiamento molto bello. Ma se quel bambino non è nato prima anche nei pensieri, non è stato atteso e immaginato, e i suoi genitori sono abituati a vivere solo nel presente...ecco, invece, quel loro figlio è il futuro, per la prima volta, ma un futuro faticoso e ingombrante.
Ciò che sta accadendo è che la biologia, ciò che finora abbiamo chiamato "legge di natura", sembra come sopraffatta da una cultura dominante. Eminenti studiosi sostengono come l'attaccamento simbiotico fra la madre e il bambino nei primi tre anni di vita sia qualcosa di viscerale, per cui la madre avverte il figlio come parte di se stessa; qualcosa di legato al codice genetico in funzione della sopravvivenza della specie, per cui una donna "deve" accudire e proteggere il figlio piccolo, allo stesso modo in cui mamma gatta bada e difende i suoi gattini.
Ma, ecco, fra i gatti questo comportamento è immodificabile. Mentre un aumento del 43% degli infanticidi in 10 anni - in molti casi compiuti lucidamente - mi fa pensare a una cultura che con i suoi modelli riesce a stravolgere quella che chiamavamo legge di natura. Se è così, costituisce il segnale di qualcosa di drammatico: l'evidente inarrestabile declino di una civiltà ingolfata nei suoi insostenibili consumi. Obbligati a continuare a comprare automobili e cellulari per non innescare la spirale della disoccupazione a catena, ma senza un senso alle nostre giornate. Occorre ritrovare un senso. Perché quando accade che vengano uccisi dei bambini - i bambini sono di tutti, non dei loro genitori - si produce, assurdamente, un dolore che sarebbe evitabile. Un dolore devastante e becero, insensato; e il segno, insieme, che si è perso senso e voglia di vivere. Che si comincia a perdere l'essenziale.
ciao, bello di mamma!

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